La prima domanda d’impatto e retorica è sempre: «Ma perché?». Lui che aveva quel classico “tutto” che puntualmente non è mai sufficiente neppure a togliere l’eco dalle menti delle star. Era ricco e famoso con un lavoro gratificante, una famiglia, la fama, un nome, un seguito, un futuro.
Uno di quelli che non devono preoccuparsi se un giorno il telefono smetterà di squillare. Le ragioni della morte di Tony Scott, sono davvero da ricercarsi in quella specificazione giornalistica,«Tony …fratello del più celebre Ridley», che da ieri accompagna i necrologi del regista inglese? Eppure Tony non era propriamente una celebrity vissuta passivamente all’ombra soffocante di un parente molto più noto di lui, anche se di Oscar non ha mai sentito neppure il profumo a differenza del fratello. Scott è un filmmaker che si è dato sempre molto da fare firmando migliaia di spot per il mercato televisivo americano, alcuni dei quali considerati piccoli capolavori, ha avuto i suoi blockbuster spacca-botteghino come “Top Gun”, i suoi momenti no e quelle sperimentazioni bollate come flop e poi rivalutate con segno più come nel caso di “Miriam si sveglia a mezzanotte”.
Tony era un buon regista, un falegname del video, sapeva come costruire e girare un film d’azione, i suoi lavori anche oggi si riguardano con piacere e leggerezza. Certo non sono opere di nicchia o di fino, film psicologici o drammoni festivalieri, ma sono l’essenza dell’intrattenimento, parte non meno importante dello strumento-cinema. Nel bel mezzo degli anni 80 gli avevano in messo in mano questo copione che parlava di un pilota di jet e lui c’aveva visto una specie di “Apocalypse Now” rivisitata e corretta.
E invece niet, i produttori gli avevano detto di no, che era fuori strada. E lui aveva scavato meglio e aveva visto in quel copione una specie di «rock’n’roll dei cieli», ed era nato “Top Gun”, il film mito degli anni da bere. Aveva mille progetti, Tony Scott, prima di scavalcare le recinzioni del ponte Vincent Thomas Bridge di San Pedro a Los Angeles. Domenica scorsa il regista si è arrampicato per superare le protezioni e ha fatto un volo di 56 metri verso la morte. Il suo corpo è stato recuperato due ore dopo quando, beffa del destino, in Italia erano le undici di sera e su Sky scorrevano i titoli di inizio di “Giorni di tuono” che Scott girò nel 1990 per tentare di bissare il successo di “Top Gun”.
La polizia ha trovato nella sua auto, parcheggiata accanto al luogo della tragedia, un biglietto d’addio e altri, dicono i siti americani, sono stati lasciati dal regista per i suoi cari. Berretto rosso sgualcito, il sorriso facile, Tony Scott sognava da piccolo di girare documentari.