Il violinista si è spento a 92 anni. Nel ’74 diede vita all’esperienza toscana, portando in Italia un modello scolastico professionale avanzato, innovativo e complementare ai Conservatori.
“La musica è amore verso gli altri: l’ho imparato dai quartetti di Beethoven e mi sono impegnato a farlo capire a tutti”. Nato a Firenze il 13 gennaio 1920, Piero Farulli, scomparso oggi, è stato il violista del Quartetto Italiano dal 1947 fino al 1974, quando ha creato la Scuola di Musica di Fiesole, portando in Italia un modello scolastico professionale avanzato, innovativo e complementare ai Conservatori. Nell’Accademia del Quartetto, e nei corsi destinati alla formazione orchestrale, messi in mostra nell’Orchestra Giovanile Italiana e nei diversi complessi di neo-diplomati, s’è riflessa una dedizione pedagogica alta e originale.
Il suo anticonformismo pedagogico e talento organizzativo, uniti a un’orgogliosa tenacia politica, hanno reso Fiesole uno dei centri di didattica strumentale-musicale più apprezzati e riconosciuti al mondo, riscattando la storica sordità culturale e arretratezza scolastica del sistema musicaleducativo italiano. Uomo inarrestabile e scomodo, polemico e instancabile, Farulli ha ottenuto riconoscimenti rari e guadagnato inimicizie profonde.
Nel 2005 Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato nelle sue mani il Premio Nazionale Presidente della Repubblica per la Scuola di Musica di Fiesole, ma nonostante la proposta fosse patrocinata da Sandro Pertini e sostenuta dai grandi maestri come Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli, Maurizio Pollini e Carlo Maria Giulini collaboratori della Scuola, la candidatura a senatore a vita è stata più volte colpevolmente, forse non a caso, scartata.