Tra i simboli della comunicazione digitale arriverà anche la classica mano all’italiana; un gesto che ci ha reso famosi (e a volte anche derisi) in tutto il mondo: la mano con le dita chiuse attorno al pollice per esclamare frasi del tipo “Che cosa c’è?”, “Che vuoi?!” oppure ancora “Ma cosa dici?!”
ROMA – Sono 117 le nuove emoji per il 2020: 62 faccine completamente nuove e 55 varianti di pelle o genere. È questo il contenuto del pacchetto 13.0 rilasciato da Unicode Consortium, che troverà spazio sui nostri smartphone nel corso del 2020. Il nuovo pacchetto di emoji continua a percorrere la strada dell’inclusività e dell’abbattimento delle barriere.
Fra le novità avremo, infatti, una bandiera che raffigura il logo transgender, la possibilità di selezionare un uomo quando sceglieremo l’emoji col velo e la possibilità di scegliere una donna quando selezioneremo l’emoji con lo smoking. Nello stesso filone si collocano anche le faccine riguardanti l’allattamento col biberon, con la possibilità di selezionare anche un uomo o una persona di sessualità non definita, oltre la donna, che si prende cura del bambino.
Le altre novità riguarderanno l’aggiunta di molti altri animali, con l’arrivo dell’orso polare, del mammut, della foca e del castoro, oltre ad un gran numero di insetti. Aumentano anche le emoji dedicate al cibo con l’arrivo di peperoni, olive, mirtilli e focaccia. Avremo anche una nuova faccina che sorride mentre scende una lacrima.
Infine, siccome tra i simboli della comunicazione digitale pesava la sua assenza, arriverà finalmente anche la classica mano all’italiana. Per essere precisi un gesto che ci ha reso famosi (e a volte anche derisi) in tutto il mondo. Stiamo parlando della mano con le dita chiuse attorno al pollice: un gesto spesso utilizzato nel nostro Paese per esclamare frasi del tipo “Che cosa c’è?”, “Che vuoi?!” oppure ancora “Ma cosa dici?!”.
Ricordiamo che la distribuzione del nuovo pacchetto di emoji sui dispositivi è a discrezione delle società che curano il sistema operativo. Di solito Apple aggiorna i pacchetti in concomitanza del lancio della nuova versione di iOS, e spesso anche Google ha scelto la stessa finestra temporale per implementare l’aggiornamento.