L’iniziativa, che consentirà ai siti più gettonati di beneficiare di interventi di salvaguardia e valorizzazione, andrà avanti fino a fine novembre, quando verrà stilata la classifica definitiva.
COSENZA – Sono l’oasi naturale dei laghetti di Saline Joniche, la Chiesa della Madonna di Piedigrotta a Pizzo e la Torre Galea di Marina di Gioiosa Ionica le tre località calabresi più votate nell’ambito della nona edizione del censimento nazionale dei “Luoghi del cuore” organizzato dal Fai, il Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
L’Oasi Naturale Del Pantano Di Saline Joniche è un’oasi naturale che sorge a Saline Joniche, frazione del comune di Montebello Jonico in Provincia di Reggio Calabria. L’oasi è costituita da due laghetti di acqua salmastra, ultima testimonianza di un’antica salina presente in quella zona, bonificata e prosciugata negli anni ’70 in occasione della costruzione dell’adiacente complesso industriale della Liquichimica Biosintesi. L’oasi è attualmente utilizzata per la sosta da molti uccelli migratori (principalmente folaghe, anatre, aironi cenerini e cavalieri d’Italia, ma talvolta anche fenicotteri rosa). A causa della sua importanza in quanto habitat naturale che garantisce il mantenimento della biodiversità, tale oasi è stata inserita dall’Unione europea tra i Siti di Interesse Comunitario.
Un misto di storia locale e leggenda fanno della Chiesa di Piedigrotta un unicum nel suo genere. Da centinaia di anni si tramanda la leggenda di un naufragio avvenuto intorno alla metà del ‘600: un veliero con equipaggio napoletano fu sorpreso da una violenta tempesta. I marinai si raccolsero nella cabina del Capitano dove era custodito il quadro della Madonna di Piedigrotta e tutti insieme iniziarono a pregare facendo voto alla Vergine che, in caso di salvezza, avrebbero eretto una cappella e l’avrebbero dedicata alla Madonna. La nave si inabissò e i marinai a nuoto raggiunsero la riva. Insieme a loro, si poggiarono sul bagnasciuga anche il quadro della Madonna di Piedigrotta e la campana di bordo datata 1632. Decisi a mantenere la promessa fatta, scavarono nella roccia una piccola cappella e vi collocarono la sacra immagine. Ci furono altre tempeste e il quadro, portato via dalla furia delle onde che penetravano fin nella grotta, fu sempre rinvenuto nel posto dove il veliero si era schiantato contro gli scogli. Non esistono documenti che possano comprovare questa storia, ma il culto per l’immagine è antico e molto sentito dalla popolazione e non sarebbe inverosimile che il quadro sia davvero il frutto di un naufragio.
Torre Galea, in realtà, dovrebbe denominarsi Castello. Essa è costituita da un trittico di altissime Torri con basi a scarpata, di cui due a pianta ciroclare, quindi cilindriche, rastremate in alto, e la terza a pianta quadrata, munita di ponte levatoio, proprio in conformità al tradizionale schema dei Castelli. La Torre è sita nelle adiacenze dell’abitato di Marina di Gioiosa Ionica, a circa un miglio di distanza dalla Torre del Cavallaro, in senso al vecchio feudo della Galea. L’edificio rientra tra le torri eretta per ordine del Viceré D. Pietro di Toledo, durante la metà del XVI secolo, per vedetta e difesa della zona costiera. Alcuni studiosi, tuttavia, ritengono che la fondazione dell’edificio debba in realtà risalire al periodo aragonese, cioè al XV secolo. In ogni modo, è certo che il fortilizio vada sicuramente escluso dalle torri costiere costruite dagli Spagnoli a metà del 1500, benché sia stato poi incluso nel piano generale e nel dispositivo di difesa attuato contro le incursioni turche. Alcuni archeologi ritengono che la Torre non sia un membro di un più complesso organismo ora andato distrutto, bensì essa semplicemente rappresenta quanto fin dall’origine è stato realizzato. La conformazione del monumento è sicuramente unica in tutta la regione; essa si avvicina allo schema architettonico del Castello Aragonese di Gioiosa Ionica, e ciò ne ha permesso la collocazione storica.