Domani su Rai Uno, ‘Buono a Sapersi’ racconta la storia della frisella calabrese

Ogni mattina dalle 11.00 alle 11.50, Elisa Isoardi conduce il quotidiano di alimentazione e salute, con particolare attenzione a tutto quanto fa spesa.

 

AMENDOLARA (CS) – La frisella  è un tarallo di grano duro (ma anche orzo o in combinazione secondo varie proporzioni) cotto al forno, tagliato a metà in senso orizzontale e fatto biscottare nuovamente in forno. Ne consegue che essa presenta una faccia porosa e una compatta. Importante è distinguere tra la frisa e il pane: la frisa infatti non è un pane, in quanto è cotto due volte. E’ un prodotto tipico della tradizione italiana , genuino e leggero, ideale per chi ha problemi di digestione.

giovedì 1

Nell’appuntamento di domani Alessandro Marzo Magno, storico dell’alimentazione , racconterà la storia delle friselle, descrivendo di esse caratteristiche ed usi. Maria Cristina Varotto, dietista, illustrerà le proprietà benefiche, soffermandosi sulle versioni più salutari. Shady Hasbun, maestro di cucina, realizzerà tre preparazioni a base di friselle. Gli farà eco la collega Anna Maria Palma, che, invece, proporrà una originale frisella con la zuppa di calamari.

Non mancherà un collegamento in diretta con l’inviato Ivan Bacchi, ospite ad Amendolara, nella nostra provincia cosentina, di un’azienda che produce friselle. Spazio anche al “borsino” della spesa, con le quotazioni di Mr. Prezzo, Claudio Guerrini, dal Mercato “Testaccio” di Roma. La storia della frisella ha origini antiche e se ne ritrovano testimonianze fin dal 1300.

Le origini della frisella

Sul nome sono le tesi degli studiosi ma la più credibile riporta al termine latino “frendere” che significa “macinare, sminuzzare”: la frisella, una volta ammorbidita nell’acqua, può infatti essere triturata in piccoli pezzi. Prima del dopoguerra, la frisella di farina di grano era riservata solo alle classi benestanti, mentre i ceti meno ricchi consumavano friselle di farina di orzo o di miscele di orzo e grano. La frisella nacque comunque come alimento povero, in quanto poco costoso, e si diffuse soprattutto nel mondo contadino per la necessità dei lavoratori di avere un prodotto a lunga conservazione naturale. La durezza della frisella la rende resistente al tempo fino al momento della degustazione, allorché deve essere ammorbidita spugnandola con dell’acqua.

I marinai ne facevano scorta per averla sempre pronta nei lunghi viaggi in cui rimanevano lontani da casa e per renderla mangiabile e più saporita usavano bagnarla con l’acqua di mare. Anche la forma della frisella è dovuta ad esigenze pratiche: le friselle venivano infilate in una cordicella i cui terminali venivano annodati come una collana, così che fosse facile da appendere per un trasporto più comodo.

Tipiche dell’Italia meridionale, le friselle vantano una grande tradizione soprattutto in Puglia, Campania e Calabria, dove sono accompagnate da prodotti tipici come olive, origano, olio d’oliva e pomodoro nelle sue numerose e colorate varianti regionali. Addirittura due grandi poeti napoletani come Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo dedicarono dei versi alla frisella ed ancora oggi è molto popolare rappresentando, soprattutto in estate, un alimento leggero e fresco ideale da mettere in tavola, essendo povero di grassi.

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