La parola orgoglio ha sempre suscitato in me un’idea negativa, anche se devo ammettere che spesso riscontro tale sentimento nelle persone che stimo.
Il motivo di questa apparente contraddizione sta forse nel fatto che l’orgoglio può essere declinato sia in senso positivo che in senso negativo. In alcune persone si manifesta come una particolare forma di carattere stabile di personalità, mentre in altre solo come un’emozione temporanea, limitata nel tempo, che indica una fierezza di sé per quello che si compie personalmente o per quello che compie una persona cara. E’ evidente che quest’ultima condizione sia cosa ben diversa dall’orgoglio che contraddistingue la persona che ha una smisurata fiducia nelle proprie capacità, che fa pensare che abbia un livello di autostima troppo elevato, e che comporta spesso un senso di superiorità nei confronti degli altri, cosa che può renderlo sgradevole. In quel caso, l’orgoglio si trasforma in presunzione ed in superbia e porta ad incomprensioni e a contrasti nelle relazioni interpersonali, generando alla fine la solitudine. Si tratta di quell’orgoglio che ripudia l’umiltà e che rifugge la compassione, privando la persona di ogni forma di empatia.
L’orgoglio che può essere considerato positivo, invece, è quello che nasce dalla consapevolezza delle nostre capacità, e che evitandoci, tra l’altro, di essere troppo critici nei nostri confronti, ci aiuta ad avere una buona autostima. E’ quello stesso orgoglio che possiamo cercare di far venire fuori, paradossalmente, da quelle persone sulla cui onestà non è possibile fare affidamento, dal momento che essa latita, e sul quale possiamo fare leva per porre un argine alle loro condotte illegali.
Mi riferisco all’orgoglio del giocatore, del giocatore autentico, quello che sa dire di no a qualsiasi imbroglio, perché esso, rappresentando un vantaggio, priverebbero la sua vittoria di quel piacere superiore, che accresce la sua soddisfazione personale. Mi riferisco a quell’orgoglio che, anche se non dovesse rappresentare una caratteristica di base di una persona, può comunque manifestarsi in essa con uno scatto all’ultimo istante, che non le consente di non rispettare le regole, non solo per una ragione etica, ma anche per il semplice motivo che non le piace vincere facile.