In Calabria il primo impianto del ‘Micra TPS’, il pacemaker più piccolo del mondo

Si chiama “Micra Transcatheter Pacing System (TPS)”, è il pacemaker più piccolo del mondo. Misura infatti appena 2 centimetri per un peso di soli due grammi.

CATANZARO – E’ stato impiantato per la prima volta in Calabria al Sant’Anna Hospital di Catanzaro dall’équipe del dottor Tommaso Infusino, direttore dell’unità di Elettrofisiologia, con il proctoraggio della professoressa Maria Grazia Bongiorni, direttore dell’Unità operativa di Cardiologia 2 dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, che nel 2014 era stata la prima in Italia ad avere impiantato il device.

Micra TPS, cos’è e a chi si rivolge

Micra TPS è un pacemaker fortemente innovativo sotto molti punti di vista, che si traducono in altrettanti vantaggi per il paziente. Si tratta di una cardiocapsula che viene impiantata direttamente nella cavità cardiaca attraverso la vena femorale e quindi con una procedura mininvasiva che non richiede incisioni del torace, né la creazione della “tasca” sottocutanea in cui si collocano i pacemaker tradizionali. Una volta agganciato alle pareti interne del cuore, emette impulsi elettrici in grado di regolarizzare il battito cardiaco attraverso un elettrodo posto direttamente sul dispositivo e quindi non necessita dell’impianto di elettrocateteri aggiuntivi per svolgere le sue funzioni. La stimolazione del cuore senza elettrocateteri rappresenta una novità rivoluzionaria, destinata a rappresentare una pietra miliare nella storia dei pacemaker.

Micra TPS è rivolto a quei pazienti che hanno bisogno di una stimolazione monocamerale; pazienti affetti da fibrillazione atriale che può accelerare il battito cardiaco o rallentarlo. In questo caso, il dispositivo agisce in azione combinata coi farmaci. Le sue funzioni diventano invece esclusive nel caso di blocchi parossistici, quei pochi secondi in cui il battito cardiaco si arresta ma viene supplito dall’intervento del device, prevenendo così lo svenimento del paziente. L’efficacia di Micra TPS è pari a quella di un pacemaker tradizionale, come ha dimostrato lo studio effettuato su 700 pazienti, trattati in 56 Centri, distribuiti in 19 Paesi del mondo. Il livello di sicurezza del dispositivo si è invece rivelato maggiore rispetto al rischio complicanze, per via dell’assenza di elettrocateteri aggiuntivi.

Micra TPS: una grande innovazione

“La popolazione studiata – spiega Infusino – comprendeva una fascia di età tra i 21 e i 94 anni e presentava anche delle patologie associate a quella cardiaca. Una platea ampia, dunque ma l’uso di Micra TPS privilegia alcuni profili in particolare. Possono riceverlo preferibilmente pazienti dializzati, diabetici ad alto rischio di infezioni o soggetti che hanno subito un estrazione del pacemaker tradizionale per infezione e che quindi devono essere reimpiantati. Il paziente molto giovane attualmente non è il candidato ideale, visto che la durata massima del device è di quattordici anni e che una volta esaurita la batteria esso, per il momento, non può essere estratto in tutta sicurezza ma solo affiancato da un secondo dispositivo, sempre all’interno del cuore. Sotto questo aspetto, però, i ricercatori stanno già lavorando da tempo per ovviare a questa limitazione”.

Infusino Bongiorni
Il dott. Tommaso Infusino e la prof.ssa Maria Grazia Bongiorni

“La grande innovazione di Micra TPS – spiega dal canto suo Bongiorni – è l’eliminazione dell’elettrocatetere, il cosiddetto filo, che è causa di moltissime delle complicanze legate ai dispositivi impiantabili. Mi riferisco ai possibili malfunzionamenti, alle possibili fratture, all’infezione che può colpire un paziente al momento della sostituzione del device, perché i microbi si annidano proprio nel filo che quindi alla fine deve essere rimosso se si vuole curare l’infezione. Con Micra TPS queste implicazioni negative non ci sono più. E ancora – prosegue Bongiorni – non essendoci la tasca sottocutanea non ci sarà l’ematoma da tasca; non essendoci la puntura della vena del torace non c’è rischio di pneumotorace o di emotorace. Insomma, in acuto non avremo le problematiche legate all’impianto, in cronico quelle legate al filo. L’intervento di tecnica mininvasiva è relativamente semplice, dura mediamente un’ora e può essere eseguito in tutta tranquillità, specie nel Centri tecnologicamente avanzati come il S.Anna”.

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