“L’impero della ‘ndrangheta” e’ il titolo del libro scritto dalla parlamentare Dorina Bianchi e dall’economista Raffaele Rio.
“E’ sempre piu’ d’attualita’ – si legge in una nota di presentazione diffusa dagli autori – il tema del condizionamento dei processi di sviluppo delle imprese e in piu’ in generale del sistema economico da parte della ‘ndrangheta, la cui penetrazione nel mondo degli affari e la spinta al controllo delle attivita’ produttive avviene attraverso sistemi e strumenti sempre piu’ pervasivi e sofisticati. Tale presenza, che e’ contrassegnata da una strategia di silenziosa mimetizzazione con il tessuto sociale ed economico circostante e da una grande capacita’ di trasformazione e di innovazione dei modelli operativi, condiziona pesantemente la vita di una parte significativa della popolazione e ne limita le possibilita’ di sviluppo economico e sociale. L’indagine “I tentacoli delle ‘ndrine sull’economia calabrese” intende rappresentare qual e’ il sentimento prevalente degli imprenditori calabresi rispetto alla presenza della ‘ndrangheta e quanto essa influisca sullo svolgimento della loro attivita’ economica”. Una perdita della ricchezza pari a circa il 3,5 per cento del prodotto interno lordo calabrese. Le attivita’ criminali dell’usura e del racket colpirebbero oltre 40 mila commercianti e operatori economici. Sono alcune delle stime e cifre esclusive contenute nel libro “L’impero della ‘ndrangheta” scritto dalla parlamentare dorina bianchi e dall’economista Raffaele Rio. Inequivocabile, secondo quanto emerge dallo studio, il sentimento degli imprenditori ascoltati dall’istituto Demoskopika: il 38,5% non si sente assolutamente al sicuro, il 18,5% indica le estorsioni e l’usura tra i principali reati subiti nell’area in cui opera, 1 su 3 e’ convinto che, senza ‘ndrine, il fatturato potrebbe crescere tra il 5% ed oltre il 20% e, infine, ben il 74,9% ribadisce la volonta’ di non arrendersi. “La ‘Ndrangheta – dice Rio – e’ percepita come una componente “normale” dal mondo produttivo e piu’ in generale della realta’ in cui si opera, una forza talmente radicata e diffusa in alcune zone, da creare una sorta di assuefazione che condiziona le percezioni degli stessi imprenditori. Si arriva, dunque, a una situazione paradossale per cui l’insieme delle attivita’ vessatorie nei confronti delle aziende, dal racket all’usura, dagli incendi dolosi alle rapine, fino ai meccanismi piu’ sofisticati di infiltrazione nel mercato, sembrano ormai costituire un sottofondo latente, uno scenario inevitabile delle loro attivita’”. “La criminalita’ organizzata calabrese – secondo Dorina Bianchi – rappresenta, senza ombra di dubbio, un evidente ostacolo che grava pesantemente sullo sviluppo sociale ed economico del territorio. Dal punto di vista economico scoraggia la libera iniziativa, altera il mercato e i meccanismi della concorrenza, crea monopoli basati sull’intimidazione e l’interesse privato; dissemina paura, determina sprechi e inefficienze. Sul versante sociale genera il consenso di pochi e l’acquiescenza di molti che, per quieto vivere, per interesse o per paura, preferiscono far finta di non vedere e perfino sottostare alle richieste dei criminali, piuttosto che denunciare e schierarsi apertamente contro di essi. Queste trasformazioni – continua – finiscono per avvicinare alla criminalita’ organizzata strati sempre piu’ ampi di popolazione che, pur non appartenendo alle famiglie mafiose e non volendo condividere nulla degli affari dei boss, sono in qualche modo condizionati da una presenza che trae la sua forza dalla capacita’ di esercitare un capillare controllo del territorio”. Il prossimo 15 luglio la presentazione a Roma con il presidente del Senato, Pietro Grasso e il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano.