Richiesto aiuto logistico ai Vigili del Fuoco che dovranno fornire i canotti per analizzare i laghi chimici di contrada Lecco.
RENDE (CS) – I lavori per valutare il grado di contaminazione dell’area dell’ex Legnochimica pare siano fermi. La scorsa settimana sembrerebbe che la Procura abbia richiesto ai Vigili del Fuoco le attrezzature per portare a termine la perizia sullo stato di inquinamento dei terreni e delle falde. L’incarico di analizzare i dati sui nuovi campioni prelevati in contrada Lecco il 5 Marzo scorso è stato affidato Giovanni Sindona ordinario di chimica presso l’Università della Calabria e la consegna della relazione sarebbe dovuta avvenire entro i successivi trenta giorni. A due mesi dall’incarico però ancora sembrerebbe non sia pronto neanche un primo sommario responso. Il professore Sindona, restio a qualsiasi tipo di comunicazione sul lavoro che sta conducendo per valutare eventuali rischi per la salute della cittadinanza, ha confermato di non avere adesso il materiale tecnico necessario per lo studio che dovrà essere fornito dai pompieri. Tra le attrezzature che mancano vi sono canotti e strumentazione anfibia per accedere ai laghi contenenti gli scarti industriali ed effettuare i prelievi sulle acque e sui fondali.
Domenico Miceli, ha spiegato ai microfoni di Rlb Radioattiva perchè il Comune è stato ‘sconfessato’ in merito alla vicenda di Legnochimica e alla mancata bonifica
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LE AZIONI DEL COMUNE DI RENDE PER LA BONIFICA
Per quanto riguarda il Comune di Rende è cessata l’attività della Commissione Speciale di Vigilanza sulla bonifica dell’area ex Legnochimica che in sei mesi di attività è riuscita solo a recuperare alcuni documenti che erano stati sequestrati dall’autorità giudiziaria senza che nessun funzionario del municipio si preoccupasse di farne copia. La commissione ha poi chiesto, ma non ottenuto, nuove analisi dell’aria all’Arpacal che aveva monitorato l’area dell’ex Legnochimica nei mesi invernali quando le esalazioni, che si percepiscono con l’innalzarsi delle temperature, sono ai livelli minimi. In quell’occasione l’esito fu che nella zona industriale di Rende “i valori registrati si sono attestati al di sotto dei limiti di legge per tutti gli inquinanti analizzati”. Due le proposte di bonifica presentate alla commissione (una dall’osservatorio Città di Rende, l’altra dall’associazione Sativa Calabria), ma mai discusse, che riguardano una strategia di depurazione mediante l’utilizzo i sistemi biologici e l’impiego di specie arboree. Nel corso dell’ultimo consiglio comunale il sindaco di Rende Marcello Manna aveva comunicato la richiesta inoltrata alla Regione affinché il Comune possa sostituirsi all’azienda Legnochimica nella bonifica del sito. A ciò era seguito l’annuncio di accertamenti tecnici su una società tedesca che in passato è intervenuta nella bonifica di aree contaminate molto simili a contrada Lecco.
LA DENUNCIA DELLA MINORANZA: ‘GIUNTA MANNA IMMOBILE’
“Dopo due anni di propaganda istituzionale, che è passata anche attraverso la costituzione di un’inutile commissione consiliare speciale, possiamo continuare ad affermare con certezza che la mancata bonifica dell’area ex Legnochimica ha precise responsabilità politico-amministrative. Da una parte – scrive in una nota Domenico Miceli del gruppo consiliare Movimento 5 Stelle Rende – l’immobilismo dell’esecutivo Manna, dall’altra la Regione Calabria, nella persona del presidente della Commissione Ambiente, Domenico Bevacqua, che dopo mesi di silenzio torna a parlare del problema solo per lavarsene le mani. Le sue dichiarazioni sconfessano Manna e la sua linea operativa. E lo sbugiardano quando, per oltre sei mesi, il primo cittadino ha continuato ad appellarsi alla Regione quale unico ente pubblico in grado di portare a compimento le operazioni di bonifica. Certo, lo stesso Bevacqua a febbraio 2016 aveva promesso un incontro a Rende, tranne poi sparire nel nulla. Notiamo un inaccettabile scaricabarile istituzionale che pregiudica e mortifica il diritto alla salute dei cittadini. Non serviva certo Bevacqua per spiegare che il sito è privato e che il pubblico non può sostituirsi al privato se non a certe condizioni. E non serviva certo Manna a spiegare che la situazione è complicata.
E noi aggiungiamo che la situazione è così ingarbugliata per colpa di una politica miope che porta avanti atti inaccettabili anche sotto il profilo giuridico, come l’ultima ordinanza bocciata dal Tar che ha anche condannato il Comune di Rende a pagare le spese. Dopo due anni di governo Manna possiamo affermare, non senza rammarico, di essere all’anno zero nella risoluzione della problematica. E siamo preoccupati per l’imminente stagione calda che potrebbe consegnarci nuovamente l’emergenza incendi senza che Manna o l’assessore all’Ambiente abbiano posto in essere qualche misura preventiva per evitare questo fenomeno che giustamente preoccupa i residenti e i tanti lavoratori dell’area industriale rendese. Rilanciamo la nostra proposta a Manna e al suo esecutivo di centro destra: azzerare il valore urbanistico dei terreni inquinati dell’area ex Legnochimica per impedirne l’uso fino all’avvenuta bonifica. Detto altrimenti: avviare immediatamente il percorso per acquisire ad oneri reali quei terreni inquinati. E naturalmente avviare l’immediata messa in sicurezza del sito, per scongiurare l’autocombustione che puntualmente si verifica ogni estete, appena le temperature superano i 32-33 gradi”.
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