Non c’è alcun riscontro formale alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
CATANZARO – Umberto Di Puppo è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame. I giudici hanno accolto l’istanza della difesa rappresentata dall’avvocato Paolo Pisani che chiedeva la revoca della custodia cautelare in carcere per carenza di gravità indiziaria. Le accuse rivolte all’uomo, ritenuto dagli inquirenti affiliato alla cosca Lanzino, sarebbero infatti supportate solo dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Nessun riscontro pare sia stato estrapolato da intercettazioni ambientali e telefoniche. La tesi dell’accusa che pare basarsi sulle testimonianze di Adolfo Foggetti, Pierluigi Terrazzano e Violetta Calabrese, non è stata ritenuta sufficiente dal Tribunale della Libertà per giustificare la permanenza in carcere di Di Puppo arrestato lo scorso marzo insieme ad altre nove persone nel corso dell’operazione System. I racconti dei tre ‘pentiti’ pare che riguardino i rapporti tra Umberto Di Puppo, il clan Lanzino e alcuni politici rendesi. L’uomo è accusato infatti di essersi speso insieme al fratello per raccogliere voti a favore dell’ex sindaco di Rende Principe per conto della cosca che, in cambio, avrebbe ottenuto ‘favori’ e posti di lavoro all’interno della Rende 2000.
Anche per Francesco Patitucci il Tribunale del riesame ha deciso l’annullamento della detenzione carceraria, ma il cinquantacinquenne resterà dietro le sbarre in quanto detenuto per altri reati. Resta ai domiciliari invece l’ex sottosegretario al Ministero del Lavoro ed ex consigliere della Regione Calabria Sandro Principe del PD. In libertà invece i suoi ‘colleghi’ di partito Pietro Ruffolo ex consigliere provinciale, Giuseppe Gagliardi ex assessore al Comune di Rende ed Umberto Bernaudo (anch’egli come Principe ex sindaco di Rende) nonché dell’ex consigliere regionale eletto tra le fila di Scopelliti, Rosario Mirabelli. Politici accusati tutti a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione. Nelle ultime ore il TDL ha disposto per questo procedimento la revoca dalla custodia cautelare in carcere per Adolfo D’Ambrosio che comunque resta ristretto al 41 bis per altri reati.