“E’ arrivato il momento di fare definitivamente chiarezza e di dire ‘basta’ ad inutili strumentalizzazioni”
RENDE – Il Laboratorio Civico “riprendendo quanto affermato dal consigliere Carlo Scola sulla questione dei campi da tennis di Rende occorre precisare che non bisogna confondere “gli scopi sociali e sportivi” con gli scopi privati, trasformando spazi pubblici in proprietà a gestione privata. Si tratta, purtroppo, di una cattiva prassi amministrativa, assai diffusa negli enti pubblici italiani, con cui si lasciano di fatto in mano a privati – spesso inadempienti – strutture di rilievo e importanti per la collettività, che richiedono investimenti e potrebbero essere certamente gestite diversamente, con indubbi vantaggi per la collettività, come nel caso del complesso dei campi da tennis di Commenda di Rende: un vero e proprio fiore all’occhiello per dimensioni ed ubicazione, ma non certamente gestito e tenuto come meriterebbe. Basta visitarlo per verificarne l’incuria e lo stato”.
“La struttura è stata affidata in concessione demaniale il 28/09/2009 con scadenza il 28/09/2018 e per legge non sono possibili proroghe, incorrendo diversamente in evidenti violazioni amministrative.
È stato dunque predisposto un bando di project financing (adeguato all’importanza ed alle dimensioni della struttura, che deve essere necessariamente rilanciata) aperto a diversi operatori economici, tra cui anche l’attuale affidatario Associazione Tennis Club Rende così come chiarito nella FAQ del 10/09/2018, ma con adeguati requisiti economico, tecnici e patrimoniali come la struttura merita”.
“L’associazione Tennis Club Rende, tuttavia, anziché partecipare al bando (anche associandosi con soggetti economici maggiori, data la dimensione dell’investimento) ha preferito impugnare lo stesso, lamentando l’impossibilità di poter partecipare al bando in ragione della restrittività dei requisiti di partecipazione ipotizzando un danno “grave ed irreparabile” che però non viene, nemmeno in via generale, quantificato; parlando di “migliorie effettuate” – delle quali si chiede la valorizzazione e la deduzione rispetto alle migliaia di euro di canoni non pagati – ma che non sono, nemmeno esse, quantificate, dimostrate e comprovate; descrive un progetto di “miglioramento” proposto per un importo superiore a euro 1.000.000,00 anch’esso non allegato in atti, non dimostrato e, in ordine al quale, ci si chiede come possa essere realizzato da un’associazione che lamenta di non poter partecipare ad un bando per impossibilità di fornire un capitale sociale (rectius: fondo di dotazione) pari ad appena € 55.000,00″.
“A ciò si aggiunge che trattasi di soggetto evidentemente inadempiente con il Comune di Rende – scrive il Laboratorio Civico – con una morosità attuale e risalente al 2011 di € 193.414,15 in relazione alla quale si contestano lavori di miglioria (tutti da accertare) non autorizzati e quindi realizzati per scopi personali e che da convezione non possono essere riconosciuti (cfr. art 15 della convenzione).
Per ultimo, a fronte di un’evidente insolvenza del soggetto a far fronte a canoni annuali di circa 20.000,00 (non pagati dal 2011), lo stesso – pur essendo stato prima invitato e poi diffidato (con ordinanza) – continua ad occupare abusivamente un’area, con anche evidenti rischi penali già denunciati all’autorità giudiziaria, opponendosi di fatto al rilascio che non potrà che avvenire, così perseverando, attraverso l’intervento della forza pubblica”.
“Infine – strumentalizzando le possibili lamentale dei cittadini e degli sportivi iscritti ai corsi di tennis – cerca di attirare l’attenzione pubblica pur dimenticando che i maggiori danni sono stati creati solo ed esclusivamente dalla stessa Associazione che, in scadenza della convenzione, non poteva a settembre del 2018 impegnarsi per le nuove iscrizioni, per le cui lamentele sarà l’unico responsabile.
Ma anche di ciò, pur non dovendo e non avendone alcuna responsabilità, il Comune sta cercando di farsi carico attraverso l’intervento di un qualificato Commissario che possa gestire l’impianto fino alla consegna dello stesso all’aggiudicatario”.
“Per queste ragioni l’azione del Comune prosegue con la relativa aggiudicazione, ma soprattutto con l’acquisizione di un bene pubblico che viene abusivamente trattenuto, avendo precisato gli avv.ti difensori del Comune (Florio e Zicaro) che, giuridicamente, il Consiglio di Stato non ha ravvisato elementi tali da poter sospendere il bando, allo stato ritenuto legittimo e valido, nonché precisando che anche lo stesso TAR Calabria (pur avendo sospeso in prima istanza lo stesso per il requisito del capitale minimo richiesto di € 55.000, ritenuto dal Consiglio di Stato proporzionato all’investimento) riconosce la piena discrezionalità dell’ente comunale sulla decisione di affidamento dell’impianto con ricorso al mercato, decisione questa ritenuta immune da vizi”.