Sul banco degli imputati l’ex liquidatore dell’azienda piemontese che estraeva tannino a Rende e che dopo il suo fallimento ha lasciato in eredità ai residenti d’Oltrecampagnano ‘laghi e terreni tossici’
COSENZA – Incardinato il processo a carico dell’ex liquidatore di Legnochimica Pasquale Bilotta accusato di omessa bonifica e disastro ambientale. La scorsa settimana, nell’udienza di fatto meramente interlocutoria tenutasi presso il Tribunale di Cosenza, sono state ammesse tutte le prove dibattimentali. Superate le questioni preliminari esposte dalla difesa, relative alla lista testi del pm Tridico, nella prossima udienza rinviata al 14 di giugno saranno dieci le persone chiamate a testimoniare. I due consulenti della pubblica accusa, sull’audizione dei quali era stato sollevato lo scetticismo della difesa, saranno ascoltati in un momento successivo in quanto la relazione che presenteranno, da quanto annunciato, dovrebbe essere abbastanza copiosa.
Sul banco degli imputati siede quindi solo Pasquale Bilotta il quale ha formalmente gestito le casse dell’azienda piemontese riconducibile alla famiglia Battaglia di Mondovì (provincia di Cuneo) che si occupava della produzione di tannino e pannelli in legno in contrada Lecco. Nel processo si sono costituite come parti civili due residenti, l’associazione Legambiente e la concessionaria GF Motor – GF Car. Quest’ultima, rappresentata dall’avvocato Salvatore Tropea, durante l’incendio del 2017 aveva subito ingenti danni in quanto le fiamme avevano raggiunto e distrutto le coperture presenti nel parcheggio attiguo al capannone che ospita lo show room e che fu costruito su una delle vasche tombate in cui venivano sversati gli scarti industriali dell’ex Legnochimica.
Nel frattempo si attende l’esito del processo presso la Corte d’Appello di Catanzaro che si terrà il prossimo 19 febbraio. Ad impugnare le due sentenze è stato il Procuratore Aggiunto Marisa Manzini che ha presentato ricorso affinché vengano rivalutate le responsabilità dei due indagati prosciolti dal Gup Santese all’udienza preliminare e dell’ex assessore all’Ambiente del Comune di Rende che aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Il sindaco di Rende Marcello Manna, il dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale Francesco Azzato e l’ex assessore all’Ambiente Francesco D’Ippolito erano stati indagati, come Bilotta, per i reati di omessa bonifica e disastro ambientale. I due atti d’Appello saranno ora analizzati in maniera congiunta in Camera di Consiglio all’attenzione della quale è stato presentato l’appello con le ragioni in base alle quali il Procuratore Aggiunto di Cosenza Marisa Manzini ha reputato contraddittorie e illogiche le motivazioni che hanno portato i tre amministratori a non essere ritenuti responsabili della mancata messa in sicurezza di contrada Lecco con gravi conseguenze per la salute di residenti e lavoratori che popolano la zona industriale di Rende.
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