Nuovi rischi per il ‘quadrilatero dei veleni’. Nei prossimi giorni verrà deciso il posto in cui ubicare il sito in cui verranno smaltiti i rifiuti della provincia di Cosenza. Finanziamenti per 50 milioni di euro
RENDE (CS) – Fortemente preoccupati per la realizzazione di un mega impianto per il trattamento dei rifiuti dei 150 Comuni della provincia di Cosenza. Una vasta rappresentanza dei cittadini di Rende, Montalto Uffugo, l’associazione Crocevia, il comitato tutela salute pubblica Ro.Mo.Re temono che la scelta di dove ubicare la struttura, cui realizzazione è prevista nel Piano Rifiuti regionale, possa ricadere ancora una volta su Rende. In una nota denunciano la mancanza di trasparenza sugli incontri ritenuti ‘top secret’ e tenuti in questi ultimi giorni dal Sindaco di Rende Marcello Manna, in qualità di presidente dell’ATO Cosenza (Ambito Territoriale Ottimale) per l’organizzazione del servizio rifiuti dei comuni della provincia con i referenti delle sei Aro (Ambito Raccolta Ottimale: Cosenza Rende, Sibaritide, Pollino, Alto Tirreno, Appennino Paolano, Presila). “Tra i vari punti all’ordine del giorno di questi incontri c’era – ricordano Crocevia, RoMoRe e diversi cittadini di Rende e Montalto – ‘l’individuazione del sito idoneo alla realizzazione dell’ecodistretto a servizio dell’ATO Cosenza’. Il termine ecodistretto è stato abilmente studiato per non creare allarmismo tra i cittadini, ma in parole povere si tratta di trovare un’area idonea dove poter costruire un mega impianto per il trattamento dei rifiuti urbani, con trasformazione della frazione secca e di quella umida. La nomina a presidente dell’ATO rifiuti al Sindaco di Rende Marcello Manna, che tra l’altro pare ultimamente sia in forte sintonia anche con il presidente della giunta regionale Oliverio, potrebbe essere anche un fatto non casuale.
C’è in ballo un finanziamento pubblico di circa 50 milioni di euro, e questo potrebbe far gola a molti (imprenditori e non). Un impianto pubblico che difatti potrebbe essere realizzato e gestito da privati, paradossalmente anche dagli stessi che già operano nel territorio. Se l’ipotesi dell’ubicazione in quest’area dovesse essere confermata ci ritroveremo di fronte ad un’ingiustizia palese vista la grave situazione ambientale già presente in questo territorio comunale. Pertanto si potrebbe preannunciare un autunno caldo con forti tensioni sociali. Manna non può decidere da solo, senza la partecipazione dei cittadini, le sorti ambientali di un intero territorio. Si assumerebbe una grossa responsabilità, rendendo invivibile l’area a nord di Rende, nonché i territori limitrofi e dove poi sarebbe molto difficile tornare indietro (il caso Ilva, nel quartiere Tamburi di Taranto, insegna). Rende ha già dato abbastanza all’intera collettività pagandone le conseguenze in termini di danni ambientali e sanitari subiti (vedi ex inceneritore e depuratore consortile). L’area a nord di Rende che va da Quattromiglia a Settimo di Montalto è già fortemente penalizzata per l’elevato carico ambientale, pertanto non è inidonea a ospitare nuovi impianti a rischio. In questa zona inoltre esiste già una forte tensione sociale per i danni subiti nel corso degli anni.
LE ‘PRESSIONI AMBIENTALI’ CHE GRAVANO SU RENDE
- Laghi area ex Legnochimica C.da Lecco, mai bonificati dove è stata accertata la contaminazione del sottosuolo e delle falde acquifere da una miriade di sostanze cancerogene;
- Impianto a Biomasse del gruppo Falk, con emissioni continue in atmosfera 24 ore su 24
- Impianto trattamento rifiuti Calabro Maceri con bioraffineria di metano, che provoca non pochi problemi ambientali dovuti all’emissione di odori nauseabondi aggravati dall’impianto per la produzione di gas dai rifiuti, al cui taglio del nastro hanno partecipato di recente anche il sindaco di Rende Manna e il presidente della Regione Oliverio. Realizzare un altro mega impianto per il trattamento rifiuti amplificherebbe ulteriormente i miasmi;
- Ex inceneritore Settimo contrada Coda di Volpe, chiuso negli anni passati, dopo che una commissione sanitaria di esperti, nominata dalla magistratura, ha accertato la pericolosità dell’impianto e la contaminazione da sostanze tossico/nocive. Sul caso la magistratura negli anni Novanta aveva aperto un’inchiesta. Su questo impianto, nel corso degli anni, sono state emesse dalla Comunità Europea ben due procedure di infrazione nei confronti dello Stato Italiano, per violazioni in materia ambientale. Nell’area insiste anche la discarica delle ceneri dell’ex termovalorizzatore mai bonificata;
- Depuratore consortile Coda di Volpe: l’impianto causa l’emissione di odori nauseabondi. La Procura di Cosenza ha accertato che in alcuni casi i reflui, invece di essere depurati, confluivano direttamente nel fiume Crati.
INIDONEITA’ DEL SITO TRA RENDE E MONTALTO PER UN NUOVO IMPIANTO
- L’area industriale di Rende nel corso degli anni si è fusa con le zone che hanno avuto una forte espansione urbanistica come Quattromiglia, la zona dell’Università della Calabria fino ad Arcavacata, Via Colombo, le contrade Rocchi/Lacone, nonché le contrade Settimo, Salerni e Sant’Antonello di Montalto Uffugo;
- Nel raggio di 2 chilometri da quest’area vivono, lavorano e studiano oltre 30.000 persone, pertanto è assolutamente impensabile realizzarvi un impianto di tale portata. La stessa Regione Calabria nel Piano regionale dei Rifiuti indica di ubicare dli impianti dell’ATO, classificati come ‘insalubri di prima categoria’, ad almeno due chilometri di distanza dai centri abitati;
- Il sito risulta situato in un fondovalle umido con forti inversioni termiche che, specie di notte, causano il ristagno dell’aria e dei fumi emessi in atmosfera, con conseguente forte concentrazione delle sostanze inquinanti e degli odori nauseabondi;
- In questa zona negli ultimi anni vi è stato un forte incremento di patologie tumorali, senza che l’A.S.L. competente abbia mai condotto delle indagini epidemiologiche approfondite per individuarne le cause.
Ragioni che inducono – una vasta rappresentanza dei cittadini di Rende, Montalto Uffugo, l’associazione Crocevia, l’associazione Ro. Mo. Re. – ad invitare l’assessore regionale all’Ambiente Antonella Rizzo, i dirigenti del settore ambiente (Ing. Antonio Augruso, Ing. Domenico Pallaria, l’arch. Orsola Reillo), ed il presidente della Regione Calabria (nonché commissario per i rifiuti), Oliverio, a rigettare eventuali progetti che prevedono l’ubicazione di nuovi impianti trattamento rifiuti nel comune di Rende. Per le stesse motivazioni invitiamo anche il presidente dell’ATO Cosenza (nonché sindaco di Rende), Manna, a non dare la disponibilità di siti del proprio Comune per la realizzazione del mega-impianto di trattamento rifiuti, individuando, se necessario, insieme agli altri sindaci un’area in un altro comune che abbia tutte le caratteristiche d’idoneità ambientale (in primis la distanza dalle abitazioni, come forma di tutela primaria per la popolazione. Nel caso le nostre richieste dovessero rimanere disattese, i cittadini preannunciamo una serie di manifestazioni di protesta per far valere i propri diritti. Invitiamo infine tutti i consiglieri comunali di Rende e Montalto a stare vigili per evitare che la qualità della vita dei rendesi e dei territori limitrofi sia ulteriormente compromessa”.
UNIVERSITA’ DELLA CALABRIA
TRA LE CONTRADE ARENTE, PIANETTE E CAPITANO
QUATTROMIGLIA
SETTIMO DI MONTALTO, SANT’ANTONELLO E SALERNI