Estorsioni a Rende, gli arrestati si difendono: “Doveva pagare un debito”

Attilio Chianello e Salvatore Giannone interrogati ieri dal gip di Paola hanno tentato di difendersi dall’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

 

PAOLA (CS) – Interrogatorio di garanzia ieri per Salvatore Giannone e Attilio Chianello. I due sono accusati, in concorso, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Giannone commerciante 51enne e Chianello imprenditore edile di 33 anni avrebbero minacciato un cliente per indurlo a farsi consegnare circa 30mila euro. Denaro preteso, secondo quanto dichiarato dai due rispondendo alle domande del gip di Paola, a titolo di retribuzione per i lavori svolti in subappalto per la ristrutturazione di alcuni immobili pubblici a Rende. La vittima avrebbe consegnato, a loro dire, ‘solo’ 50mila euro per i lavori svolti per conto della pubblica amministrazione. L’intero appalto, affidato all’imprenditore minacciato, ammontava in totale a 150mila euro. Ad eseguire i lavori però sarebbe stata, da quanto trapelato ieri, la ditta di Chianello che avrebbe preteso di  riscuotere invece il 51% della cifra totale. L’imprenditore edile arrestato afferma infatti di aver richiesto il denaro a titolo di pagamento della ristrutturazione eseguita per conto della ditta vincitrice dell’appalto pubblico.

 

Cifra che a suo dire, avrebbe dovuto raggiungere almeno il 70% dei fondi pubblici destinati ai lavori. Per riscuotere il denaro avrebbe quindi richiesto l’intercessione di Giannone il quale avrebbe minacciato la vittima vantando parentele ‘pericolose’ tra il clan Perna che qualora non avesse pagato quanto richiesto avrebbero provveduto a fargli ”molto male”. Durante l’interrogatorio Giannone ha dichiarato, di aver aggredito verbalmente l’imprenditore, ma di non aver rapporti con i familiari vicini alla criminalità organizzata e di aver inteso riferirsi ai fratelli Chianello, non ai suoi congiunti. L’intercessione poi sarebbe avvenuta, sempre secondo quanto dai due dichiarato nel corso dell’interrogatorio, non per un rapporto legato ad affari in comune, ma per rapporti affettivi essendo Giannone il suocero del fratello di Chianello. La difesa al termine dell’interrogatorio ha richiesto la revoca della misura degli arresti domiciliari per i due indagati finiti in manette lo scorso 4 ottobre. Intanto gli atti d’indagine sono stati trasferiti dal Tribunale ordinario di Paola al gip distrettuale di Catanzaro, competente per i delitti di stampo mafioso.

 

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