Acqua a Rende, Manna: “crisi senza precedenti”. Cittadini: “paghiamo per un servizio inesistente”

Il sindaco di Rende ieri dal Prefetto di Cosenza, ha chiesto a Sorical e Acque Potabili uno sforzo maggiore e soprattutto una comunicazione puntuale, ma non rassicura il fatto che “siamo di fronte ad una crisi idrica senza precedenti”

 

RENDE – I rendesi sono davvero allo stremo, da giorni e giorni senza un filo d’acqua nelle loro case e questa grave situazione ha costretto il sindaco Marcello Manna a richiedere un tavolo permanente col prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao e con i vertici di Sorical, Luigi Incarnato, e Acque potabili, Alessandro Tenuta.

Una riunione affinchè Sorical e Acque potabili prendano impegni formali ed ufficiali direttamente con prefetto ed in questa direzione il sindaco vuole sapere l’entità dell’emergenza sul territorio e quando essa verrà meno. Informazioni chiare dunque: “Il problema emerso è che dai 248 litri al secondo siamo scesi ai 190 di oggi. Sessanta litri in meno sono un’enormità e non consentono, ad esempio, di far riempire le cisterne a chi abita nei piani alti”.

Manna ha sottolineato anche la possibile soluzione proposta “Per conto del Comune stiamo valutando un’apposita ordinanza che vieti l’utilizzo delle cisterne per un breve periodo, in modo tale da far riempire più possibile la rete. Sorical ha invece proposto un blocco completo dell’erogazione per tre-quattro giorni consecutivi, tali da far riempire il serbatoio Pandosia e tamponare quantomeno. Una soluzione, quest’ ultima, che però non convince Acque potabili”.

I tecnici hanno convenuto di rivedersi a stretto giro per altri confronti ed intanto sarà avviata una collaborazione più intensa tra Sorical e Acque potabili. Il primo cittadino ha annunciato che si recherà alla Regione per chiedere somme aggiuntive, oltre ai 3 milioni e 600mila riconosciuti a tutti i Comuni non capoluoghi per l’emergenza.

Un “sommerso” di 700 abitazioni ‘nascoste’

Abitazioni mai censite, un ‘sommerso’ di 700 abitazioni. E’ questo un altro problema venuto a galla e che di fatto, falsa i dati numerici delle abitazioni nell’erogazione dell’acqua. E secondo le proiezioni del sindaco, ci potrebbero essere addirittura 3.000 utenze che non sono proprio censite in Municipio. Certo, forse questo tipo di controlli, potevano essere fatti prima. Ma questa è la situazione che nella zona di Arcavacata ha dell’assurdo: sulla carta ci sono 8.200 abitanti, nella realtà sono almeno 11.000. La scoperta è emersa durante un controllo per il calcolo della raccolta differenziata dei rifiuti.

Cittadini: “Non è più possibile abitare in questa città”

Ai rendesi che stanno vivendo questa situazione difficilissima, delle beghe e degli incontri non interessa nulla. Sono decine i cittadini che ci scrivono ogni giorno, che contattano anche i vigili urbani e che si lamentano di ricevere persino risposte vergognose: “manca l’acqua nel mondo, noi cosa possiamo farci?”.

Sono gli stessi cittadini che pagano un servizio idrico, anche profumatamente, e non hanno una goccia d’acqua in casa per 12 ore al giorno, cioè mai! Non possono lavarsi o tirare lo scarico del bagno, e se tutto questo per molti può sembrare banale, per chi vive da settimane senza acqua in casa è un disagio enorme. Del rimpallo di responsabilità non importa proprio nulla ai rendesi che lamentano di non avere acqua da Surdo a Commenda, fino a via Rossini.  Vivono una situazione drammatica ed ora è arrivato di dar loro riposte, ma soprattutto di fornire il servizio per cui pagano.

“Non è più possibile abitare in questa città”, scrive un cittadino alla nostra redazione: “Svegliarsi e non riuscire a svolgere i primari servizi. Recarsi al lavoro senza essersi lavati. E poi i negozi, le attività commerciali, gli uffici impossibilitati ad operare. La gente è disperata. Recarsi da Acque Potabili Srl, significa poi, avvelenarsi il fegato per la risposta che viene data: “non abbiamo acqua, vi dovete abituare”. E poi al Comune la risposta è uguale: “non abbiamo acqua”. Per questo motivo ci chiediamo se è possibile interrompere un pubblico servizio di prima ed assoluta necessità? Roba da terzo mondo!

 

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