Diritto di scelta e testamento biologico, il dibattito di Labdem all’Unical

La discussione sul testamento biologico e sul diritto di scelta inizierà quanto prima a palazzo Madama e la Commissione sulla sanità non dovrebbe emendarne il testo. Parola di Piero Grasso.

RENDE (CS) – E’ opportuno tenere alta l’attenzione nei luoghi “nodali” della cultura e dell’opinione pubblica. Ad esempio, le università. Proprio con questo scopo, Labdem ha organizzato il dibattito, significativamente intitolato “Diritto di scegliere. Il testamento biologico”, svoltosi ieri mattina nell’aula “Sorrentino” del dipartimento Discag (Discipline scienze aziendali e giuridiche) dell’Università della Calabria.

«Il primo diritto che dovrebbe essere assicurato ad ogni individuo è “il diritto di avere diritti”. È il diritto, scriveva Hannah Arendt, ad appartenere all’umanità che dovrebbe essere garantito dall’umanità. Sarebbe opportuno in questo senso di creare reti di solidarietà a livello sovranazionale che costringano i governi ad operare in questa direzione nei confronti di tutti gli individui con cui essi vengono in relazione. È questo un dovere che ha da sempre connotato l’umanesimo socialista». Così, in apertura dei lavori, ha commentato Cesare Loizzo, il coordinatore regionale di Labdem.

All’introduzione di Loizzo è seguito una discussione densa, a cui hanno partecipato Antonio Maiolino, rappresentante degli studenti del Dipartimento Discag, Michele Leonetti, senatore accademico, Giuseppe Parise, il coordinatore rendese di Labdem, e Andrea Ferretti, il presidente dell’associazione civica Rende Protagonista, autore di un intervento pieno di riferimenti storico-filosofici sul fine vita. Il clima del dibattito, tuttavia, si è raggiunto con gli interventi di Francesco Di Paola, dirigente dell’associazione “Luca Coscioni” e legale del radicale Marco Cappato, e di Enrico Caterini, ordinario di Diritto privato dell’Unical. Un pratico del diritto, animato da grande passione civile, e un teorico di alto profilo a confronto su una tematica non facile e carica di interrogativi etici.

Di Paola si è prodotto in un intervento emozionante, in cui l’esperienza pratica per l’associazione “Coscioni”, in prima fila nel dibattito sulla fine della vita e sul testamento biologico, si è fusa con alcune riflessioni teoriche di alto profilo. Su tutte, l’esigenza di una normativa. «I casi di Piergiorgio Welby, Eluana Englaro e dj Fabo sono stati quelli di maggior clamore mediatico», ha spiegato l’avvocato, «ma oltre alle loro, si sono verificate tante altre vicende, in cui la magistratura ha dato risposte contraddittorie e ha dato luogo a disparità di trattamento per cui a seconda del Tribunale che trattava il caso si aveva una sentenza, a volte favorevole, a volte no».

Ma la legge non basta, ha spiegato il professor Caterini, che ha analizzato la questione da un punto di vista costituzionale. Caterini, in particolare, si è soffermato sul concetto di dovere, «senza il quale non si hanno diritti». Proprio sotto questo particolare profilo, su cui si fonda il sistema di solidarietà sociali, il prof ha fondato la liceità del diritto di scelta di sottrarsi, specie per i malati terminali o che versino in condizioni gravi e irreversibili, a sofferenze inutili. Sono i fondamentali di una morale laica. Non è roba da poco.

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