RENDE – Il classico scenario: una bottiglia piena di benzina e un proiettile.
Messi in bella mostra davanti a una ditta di ricambi auto di contrada Lecco, nella zona industriale di Rende. Il proprietario dell’esercizio ieri mattina all’apertura ha ritrovato i chiari segni di un’intimidazione che, verosimilmente, potrebbe essere stata eseguita per invitarlo a pagare ‘la protezione’. Una tassa che imprenditori e commercianti, ormai stremati della crisi, non riescono più a coprire. Il titolare dell’azienda, ascoltato ieri dagli agenti della Questura di Cosenza, ha negato ogni tipo di richieste ‘sospette’ pervenutegli negli ultimi mesi, così come ha dichiarato di non aver alcun tipo di debito da liquidare nè nemici da temere. Nessun elemento utile alle indagini sarebbe quindi emerso dalle sue testimonianze. Nonostante ciò, le due operazioni Vulpes e Magnete condotte nel corso dell’ultimo anno (con l’arresto di Adolfo D’Ambrosio, Francesco Costabile, Alberto Superbo, Mario Potestio, Caterina Palermo, Santo Cozza, Mario Musacco e Armando Giannone) hanno permesso di far affermare a Giuseppe Borrelli della DIrezione Distrettuale Antimafia di Catanzaro che a Cosenza e Rende grazie ad un’apparente pax mafosa, gli imprenditori pagano tutti, senza batter ciglio. O meglio, più o meno tutti. Con un tariffario che andrebbe dalle 400 alle 6mila euro al mese. L’episodio, quindi, potrebbe riaprire ufficialmente la triste stagione delle intimidazioni nell’area urbana bruzia.