La vicenda legata all’approdo, oggi, della nave che trasporta le armi chimiche dalla Siria, trasbordate da domani al porto di Gioia Tauro, non si ferma all’apparenza, ovvero alla già triste vicenda del trasbordo ma, si spinge molto più avanti.
Il porto calabrese di Gioia Tauro, è il più grande del Mediterraneo ed era nato con ben più rosee aspettative. Ora, sembra che ci sia una “destinazione d’uso” che parla “militare”. Sono in molti ormai a fare ipotesi più allarmanti del trasbordo di “semplici” armi chimiche, guardando al posizionamento geografico del Porto, a metà strada fra Gaeta e Sigonella. Giusto per capire, a Gaeta c’è una importantissima installazione USA per funzione strategica, mentre Sigonella è la principale base terrestre USA nel Mediterraneo Centrale. Insomma, Gioia Tauro si trova proprio al centro, in una posizione strategica invidiabile. Così, il progressivo declassamento del Porto per lo scalo merci, la sempre più continua presenza di navi militari ed operazioni che “bay passano”, porterebbe a pensare a Gioia Tauro come futura, probabile, base navale. Si aggiungerebbe, naturalmente con maggiore titolo, alle “semplici” stazioni di telecomunicazione Nato-Usa di Crotone, Monte Mancuso, Nicastro e Sellia Marina. La preoccupazione sarebbe avvalorata anche dal fatto che, per quello che si sa, da qualche anno Gioia Tauro viene utilizzato per operazioni logistiche militari. Inoltre, tanto interesse oggi per quantitativi minimi, rispetto al passato, di transito di “porcherie” internazionali, non è per nulla giustificato come, risulta anche dagli “appostamenti” in zona di colossi dell’informazione con la BBC, CNN e Al Jazeera.