Certo, sono stati spesi fiumi di parole per descrivere la Vergogna dello Stato andata in scena a Roma.
Parole che non bastano mai. Questo ennesimo “colpo di Stato” non può passare inosservato. A nulla servono le parole del Questore di Roma “non c’è stata nessuna trattativa”. Il solo fatto di avere accompagnato il capitano del Napoli a trattare è Vergogna. Trattare con Genny a Carogna, figlio di un camorrista: lui si, unica autorità in quello stadio. Vergogna. Trattare con “a’ carogna”, li che inneggiava a chi, con un lavandino ha spappolato il fegato di un poliziotto a Catania causandone la morte. Vergogna. Come si sono sentiti i loro colleghi vendendo quelle Autorità parlare con “a carogna” che indossava quella maglietta con su scritto “Speziale libero”. Hanno ucciso nuovamente Filippo Raciti quel poliziotto che il 2 febbraio del 2007 era allo stadio di Catania per arginare la follia del “tifo”, di quegli uomini con cui lo Stato e le società sportive quotidianamente trattano. Vergogna. Come si è sentita Marisa Grasso, la moglie di quel poliziotto, servo dello Stato ed ieri anche degli “ultrasdelinquenti”? Senza appello le sue parole: “mi sono sentita presa a schiaffi. Vergogna di Stato, Vergogna del calcio”. Tutto si è svolto sotto gli occhi del presidente del Consiglio, Renzi e del presidente del Senato, Grasso. Di magistrati ed alte cariche dello Stato. Di quello Stato che stava trattando con un uomo che inneggiava alla liberazione di Speziale. Altro che depenalizzazione dei reati per svuotare le carceri. Bisognerebbe costruirne di nuovi per alloggiare gente come “a carogna” che, anche oggi cammina tranquillamente per le strade con la sua maglietta nera mentre, Marisa Grasso con indosso il nero del lutto, continua a piangere la morte del marito, ucciso ancora una volta, questa volta da quello Stato che serviva e per cui è morto. Vergogna. Oggi non dovrebbero parlare ne Questori, ne politici, ne autorità del calcio: la gravità del fatto imporrebbe le vostre dimissioni. Questo anche perché le dichiarazioni, come quelle di Alfano continuano ad offendere le nostre intelligenze: “daspo a vita”. Vergogna. Il calcio oggi è solo un interesse economico: non si è più attaccati nemmeno ai colori. E’ stato fischiato perfino l’inno nazionale. In molti si sono meravigliati del mancato attaccamento ai colori italiani ma, anche qui di quale Italia parliamo? Di quella straniera che andrà ai mondiali? O, scendendo fra le nostra strade di Cosenza: di quale attaccamento ai colori parliamo? Di quelli che ieri hanno sfilato col bianconero (certamente legittimo), caroselli che però in tono di gran lunga minore sono stati riservati al passaggio di categoria del Cosenza? Qualcosa non va.