All’Unical i dialoghi de L’Espresso: Mafia, istituzioni e poteri forti (FOTO)

RENDE (CS) – Centinaia di giovani hanno guardato in faccia l’orgoglio dello Stato.

Scenario delle grandi occasioni stamani all’Università della Calabria, l’aula “Caldora” era strapiena di studenti desiderosi di sentir parlare di “Mafie, istituzioni, poteri forti”. Quella marea di studenti, di facce giovani e pulite, vogliosi di sentir parlare di legalità sotto i diversi aspetti ma, soprattutto, lasciatemelo dire, desiderosi di ascoltare un magistrato che ha segnato la storia della legalità in Italia e che per primo ha parlato, atti alla mano, della presenza della ndrangheta al nord, in Piemonte e nella sua Torino dove, unico caso in Italia, la ndrangheta uccide un magistrato, il capo di quella Procura. Una mafia, dirà Gian Carlo Caselli nel suo intervento, che si stende al nord dove la ricchezza gli permette di riciclare denaro sporco. Fra gli altri interventi, un plebiscito è stato per il capo servizi della Gazzetta del Sud, Arcangelo Badolati, un giornalista-professore di quei ragazzi ai quali ha avuto modo di dire “siamo qui per riprenderci la speranza”. Ma il tavolo proposto da i “Dialoghi de l’Espresso”, era ben nutrito Il rettore unical Gino Crisci, il direttore del dipartimento Franco Altimari, il direttore de l’Espresso, Bruno Manfellotto. Ed ancora insieme a Caselli e Badolati, Lirio Abbate e Gianfrancesco Turano, giornalisti del settimanale, Giuseppe Borrelli, Procuratore aggiunto della Procura di Napoli, Giancarlo Costabile docente unical di pedagogia della Resistenza e Donatella Donato magistrato a Cosenza. Pur nel rispetto degli altri intervenuti, vorrei proporvi interamente l’intervista che il Procuratore Caselli mi ha voluto rilasciare:

 

D: Poteri forti: Lei parlerà di questo duro fenomeno che affligge anche la Calabria e che Lei conosce molto bene

 

R: Parleremo di illegalità di cui i poteri forti deviati possono essere solo una componente e di quella specifica forma di illegalità che è la mafia, la criminalità organizzata di stampa mafioso. Io credo che sia importante parlare ai ragazzi soprattutto cercando di impostare il problema in questi termini: “attenzione ragazzi non è questione di guardie e ladri”. Non è questione che riguardi soltanto Carabinieri, Polizia, Magistratura. Noi cittadini non possiamo stare alla finestra a vedere come va e, se vincono le guardie bene se non vincono, pazienza: perché per noi cambia poco. Non è così, se vince la legalità, se vincono le guardie, per usare l’immagine di prima, noi abbiamo tutto da guadagnare. La legalità conviene, rappresenta un vantaggio concreto per la vita quotidiana di ciascuno di noi, per la qualità della nostra vita. Basti pensare alla corruzione. Corruzione significa che i soldi dovrebbero essere spesi per i cittadini, finiscono nelle tasche del corrotto e dei suoi complici: è un impoverimento che viene causato alla collettività. Qualcosa che ci viene portato via e che se non ci fosse portato via avremmo certe cose che invece non possiamo avere: un campo sportivo in più, un centro per anziani in più, una scuola meglio attrezzata, un ospedale meglio funzionante, strade meglio asfaltate, trasporti che funzionano. Tutte cose che a causa della corruzione non abbiamo: più legalità meno corruzione uguale migliore qualità della vita. Tutto questo per noi deve significare necessità: ciascuno insieme agli altri si impegni perché ci sia più legalità, senza stare ad aspettare che qualcuno la regali, perché nessuno regala niente in questo Mondo.

 

D: Forse in Calabria il binomio ndrangheta politica è quello più duro da combattere

 

R: Credo un po’ dovunque. Mafia non è soltanto crimine organizzato tradizionale. Mafia è anche relazioni esterne, intreccio di rapporti perversi con pezzi consistenti della politica, del mondo degli affari, dell’economia, della finanza, delle stesse istituzioni e della società civile. E’ la cosiddetta “zona grigia” che poi significa un insieme di favori scambiati, di interessi comuni, coperture, complicità collusioni. Finchè ci sarà questo e, purtroppo c’è ancora, in Calabria forse si avverte di più perché la ndrangheta è il fenomeno criminale più pericoloso che va maggiormente estendendosi in questa stagione storica, finchè ci sarà questo intreccio perverso, la mafia continuerà a prosperare.

 

Nel suo intervento il Procuratore è un fiume in piena fino a chiedere al Parlamento che si faccia in fretta, che si approvi la riforma del 416 ter, la nuova formulazione del voto di scambio. Infine un appello a riconoscere l’auto riciclaggio come reato: “Non è consentito che soltanto in Italia il mafioso che accumula denaro illecito se poi lo spende lui, in investimenti leciti, non sia punibile perché l’auto riciclaggio non è previsto come reato”.

 

Oggi, sicuramente quegli studenti sono ritornati a casa con una carica in più ma, soprattutto con tanta speranza poggiata, ancora una volta, su uomini, come Caselli che certamente hanno colpito duramente l’illegalità. Giovani che hanno, davanti ai loro occhi, l’esempio di Falcone e Borsellino e di tante vittime innocenti della mafia, che sanno fare a meno dei soldi sporchi e del favore “comprato”. L’”onore” sta lentamente tramontando.

Le immagini del convegno: {imageshow sl=93 sc=3 /}

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