Dopo l’autostrada, le stazioni ferroviarie, i tetti, le astensioni, oggi l’esercito dei “disperati” sarà sotto il palazzo della Regione a chiedere conto di 20 anni di precariato.
Stiamo parlando dei lavoratori Socialmente Utili e di Pubblica Utilità assunti all’epoca, a tempo determinato e poi, come ogni cosa di quella Repubblica che non è certo la “vecchia”, si è trascinata di anno in anno fino a far passare 20 anni. Oggi, quei ragazzi che avevano 22 – 23 anni ne hanno 42 -43 ed anche se non “imperava” la crisi, già per loro era difficile una collocazione nel mondo del lavoro. Ma c’è di più. Da 20 anni questo esercito di “tappa buchi” vive con un sussidio minimo senza contribuzione pensionistica: lo Stato che combatte il lavoro nero assume gente senza versare i contributi. Questi “ragazzi di una volta”, oggi assicurano lo svolgimento dei normali servizi all’interno dei Comune, delle Comunità Montane, dei Parchi Nazionali e in ogni Ente dove sono stati collocati. “Ragazzi” ormai insostituibili visto che in 20 anni numerosi dipendenti di questi enti sono andati in pensione senza essere stati sostituiti: i servizi sono stati coperti da questo esercito. Oggi, se i socialmente utili e i lavoratori di pubblica utilità dovessero andare via, il 70% dei servizi degli enti pubblici sarebbe paralizzato: scuolabus fermi, spazzatura per le strade e chi più ne ha più ne metta. In alcuni comuni rinforzano anche l’organico della Polizia Municipale anche senza averne titolo. Ed oggi, saranno oltre mille sotto il “palazzo” della regione a gridare la loro disperazione.