Alcune domande al sindaco sulla sicurezza degli edifici pubblici, scuole in particolare, sull’efficienza della Protezione civile e sulle attività di prevenzione.
RENDE – In caso di sisma il territorio cittadino non è proprio sicurissimo. Anzi, fa capire Domenico Miceli, il capogruppo del Movimento 5 Stelle, è una zona pericolosissima in un’area pericolosa: “La nostra regione”, spiega al riguardo il pentastellato, è ad elevato rischio sismico e Rende, addirittura, è classificata zona 1, la più pericolosa”. Infatti, “Il nostro territorio è attraversato da un sistema di faglie in piena attività, come quella della Valle del Crati, che ha già originato il terremoto catastrofico del 1183 e i terremoti del cosentino del 1835, 1854 e 1870”.
Il sottinteso è ovvio: che accadrebbe se da noi si ripetesse quel che è capitato a fine agosto ad Amatrice? “Non dobbiamo essere bravi solo nel fronteggiare le situazioni di emergenza”, spiega Miceli, perciò “è inconcepibile, ad esempio, che ci possano essere edifici strategici, come le scuole, che non rispondano a norme antisismiche”.
Da queste considerazioni generali all’interrogazione il passo è breve: “Abbiamo interrogato il Sindaco in merito al rischio sismico nella nostra città e quali strumenti di prevenzione sono attivi o debbano essere ancora urgentemente attivati nel Comune di Rende”.
Miceli fa alcuni esempi. Innanzitutto, scrive “ci riferiamo al Piano di Protezione Civile comunale, perché è necessario che la popolazione tutta sia al corrente di dove siano le Aree di Attesa nel nostro Comune da raggiungere in caso di calamità naturale e quali siano le procedure adottate per evacuare il proprio quartiere”. Ora, prosegue, “questo piano esiste, ma non è presente sul portale on line del Comune, perciò il cittadino non può conoscere agevolmente i punti di ritrovo e le vie di fuga se non recandosi al Comune e chiedendo copia del Piano medesimo”. Perciò “che si aspetta a pubblicarlo come si deve”?
Inoltre, incalza Miceli, “vogliamo sapere se e quando sono state effettuate analisi di vulnerabilità e verifiche sismiche di edifici pubblici e opere strategiche e rilevanti, a cominciare dalle scuole e dalle strutture da utilizzare in caso di calamità naturali e indicate nel Piano di Emergenza”.
Caso a sé è la microzonazione: “Sono state individuate le aree che possono amplificare lo scuotimento del territorio e la risposta sismica locale”? In particolare, “il territorio rendese è stato già mappato nella cartografia geologica del territorio italiano (iniziata nel 1988)”?
Ultimo interrogativo, non meno inquietante per una città dell’importante come Rende: “il Comune di Rende rientra nei 50 Comuni che hanno avuto l’approvazione della microzonazione da parte della Regione e della Commissione Nazionale oppure nei 199 che sono in fase di istruttoria oppure nei 160 Comuni di cui non si ha nessuna notizia”?
Inevitabile il commento finale: “In Calabria e a Rende deve essere intrapresa un’azione diagnostica e sistematica che interessi tutto il territorio. Non si può consegnare un bene comune come la tranquillità e la stessa vita dei nostri cittadini all’imprevedibile”.
