“Ai bisogni dei cittadini non si risponde comprando il voto con cento euro” afferma l’ex assessore della Giunta Occhiuto candidata con il PD.
COSENZA – Dichiarazioni durissime dell’ex assessore ai Lavori Pubblici, Giulia Fresca. All’indomani del risultato elettorale, la candidata alla carica di consigliere con la lista civica Per Cosenza Oltre i Colori a sostegno di Carlo Guccione, intende chiarire quanto avvenuto in campagna elettorale. “Non sono arrabbiata con nessuno. Continuo a fare le mie cose – spiega l’ingegnere Fresca – e vivere la mia vita regolarmente. Certo non dovevano essere quelli i numeri dei miei voti dopo un ventennio di attività relazionali sul territorio. La mia non è stata una scelta avventata. Non ero certo ubriaca quando ho deciso di candidarmi. Non l’ho fatto per mettere foto su manifesti e santini. Infatti non li ho neanche stampati”.
LA MACCHINA DI FANGO COSTRUITA PER DENIGRARE
“Da subito nei miei confronti – ricorda Fresca – c’è stato un attacco feroce teso ad annientarmi. Sono stata chiamata ‘traditrice’, ma io non ho tradito nessuno. Io i diciassette consiglieri dimissionari li ho definiti irresponsabili, mai traditori, perché si tratta di persone elette dal popolo. Mi è stata riservata una campagna denigratoria di maldicenze e calunnie tali da portarmi a querelare alcune persone con una denuncia ancora al vaglio della Digos. Alla scorsa campagna elettorale ho sostenuto Occhiuto al ballottaggio (dopo aver appoggiato il PD con Perugini al primo turno), ora ho creduto nel progetto politico con il PD di Guccione che appartiene all’universo politico dal quale provengo. La mia coerenza è stata trasformata in una macchina di fango”.
LE INDAGINI SUGLI APPALTI ‘SPEZZATINO’
“Quando il procuratore aggiunto Marisa Manzini – afferma l’ex assessore – mi ha chiamata ad esprimere la mia versione in merito all’affidamento degli appalti ‘spezzatino’ a Palazzo dei Bruzi, in veste di persona informata sui fatti, è stato scritto che ero indagata. Non è vero, non lo sono e non lo sono mai stata. Mi è stato chiesto di spiegare cosa avevo appreso in quei pochi mesi in cui sono stata assessore nella Giunta Occhiuto. Un assessorato quello ai Lavori Pubblici le cui funzioni prima del mio arrivo per tre anni erano delegate al sindaco”.
LA ‘PUNIZIONE’ DEI CINQUE VOTI
“Mi considero un samurai: ho creduto in dei valori – ribadisce Giulia Fresca – e mi sono messa al servizio della politica. La cosa più vergognosa è quella che emerge dai messaggi che sto ricevendo da diverse persone che si scusano perché mi avevano promesso il loro voto. Dicono di aver avuto paura perché erano stati avvicinati e gli era stato consigliato di non votarmi perché ero molto forte e le mie preferenze andavano spostate su altri candidati. Infatti mi sono trovata i voti delle quattro persone di cui sono certa e il quinto voto che è il mio. In più tante delle schede con il mio nome erano sbagliate: qualcuno ha scritto Frasca o ha votato me con il voto di genere e un altro consigliere di liste diverse annullandone la validità. Perdere per uno o perdere per mille è uguale; comunque si è perso. Io personalmente non credo di aver perso la mia immagine.
L’ha persa chi dopo avermi promesso il voto, che è parola d’onore e che per quanto mi riguarda vale più della carta bollata, incontrandomi dovrà cambiare strada. Probabilmente se via Popilia vota Occhiuto, – tuona Giulia Fresca – quando in quei quartieri non ha mai fatto nulla significa che la sinistra si è allontanata dalla cittadinanza. Se via Popilia vota partiti come Forza Italia, che non sono partiti del popolo, bisogna ricostruire la fiducia nella sinistra. La domenica delle elezioni, si è parlato di ‘mazzette’ per i voti dai venti ai cento euro e di schede elettorali fotografate. Sarà la magistratura a chiarire la dinamica dei fatti, ma ciò svilisce il significato della chiamata alle urne dei cosentini. Ai bisogni dei cittadini non si risponde comprando il voto con cento euro, ma con progetti per il futuro”.