Cooperative Sociali di tipo B, presidenti in manette

COSENZA – Terremoto tra le cooperative bruzie.

Nel corso della mattinata gli agenti della polizia di Stato hanno prelevato dal proprio posto di lavoro tre tra i rappresentanti dei massimi vertici delle cooperative sociali cosentine. Gli arrestati sono attualmente ospitati dalla Questura di Cosenza per celebrare le formalità di rito. L’inchiesta partita dalla Procura della Repubblica di Cosenza che ha portato agli arresti dei tre presidenti delle cooperative di tipo B alle dipendenze del Comune di Cosenza riguarderebbe, secondo quanto comunicato dalle autorità, gravi irregolarità nella gestione degli appalti. Tra gli arrestati pare vi sia anche Ivan Trinni, presidente da sempre vicino ai lavoratori nella lotta di rivendicazione del diritto a ricevere mensilità arretrate e garanzie occupazionali.

 

Le indagini, avviate da circa un anno, hanno portato alla luce una realtà definita dal Procuratore Granieri “una pagina oscura della città di Cosenza che dura da troppo tempo”. Oltre al presidente Ivan Trinni dietro le sbarre sono finiti anche Maurizio Rango e Domenico Plateroti entrambi pregiudicati. L’accusa che pende in capo ai tre rais delle coop. sociali è di falso ideologico in atto pubblico, corruzione e tentata estorsione. I tre secondo quanto indicato dagli inquirenti avrebbero messo in campo un sistema di truffe ai danni dello Stato attraverso il quale sarebbero riusciti ad ottenere retribuzioni e rimborsi per lavori mai svolti. La condotta criminosa sarebbe stata posta in essere dagli indagati proprio in qualità di gestori delle cooperative sociali di tipo B cosentine. Nell’indagare sull’assegnazione dei fondi alle cooperative da parte del Comune di Cosenza la Digos si sarebbe imbattuta in una spirale di corruttele in cui pare non vi fosse alcun tipo di controlli. I fondi pare quindi venissero assegnati dal municipio alle coop. per la prestazione di alcuni servizi senza che alcun funzionario comunale verificasse l’effettivo svolgimento dei lavori. Attualmente però nessun dipendente di Palazzo dei Bruzi risulta essere iscritto nel registro degli indagati.

 

“In tale contesto, – si legge in una nota a firma del Procuratore – si aveva modo di accertare, anche per il tramite di consulenza tecnica sulla documentazione acquisita, la assoluta carenza e superficialità dei controlli che avrebbero dovuto essere svolti dal Comune di Cosenza circa l’effettività e la puntuale esecuzione dei servizi affidati alle cooperative”. Controlli fantasma. Ma c’è di più. Nel corso delle indagini la Digos avrebbe accertato l’esistenza di “rapporti di natura corruttiva” tra i gestori e il personale addetto alle verifiche preventive indispensabili per la liquidazione dei lavori eseguiti. L’omesso controllo pare quindi essere di natura dolosa e non affatto casuale. Un meccanismo sintetizzabile nella formula: “tu fai finta di lavorare, che lo faccio anch’io: poi dividiamo”. Insomma se qualcuno ha agito in malafede, sicuramente era in buona compagnia. La condotta illecita avrebbe così penalizzato il Comune di Cosenza che si sarebbe ritrovato a dover pagare cospicue somme per lavori inesistenti. Nonostante le numerose lamentele esposte dai cttadini in merito alla carenza dei servizi offerti dalle cooperative l’operato delle stesse non sarebbe mai stato sottoposto a verifica rendendo di fatto impossibile l’allontanamento delle coop. inadempienti. 

 

L’attività estorsiva messa in atto dagli arrestati secondo le ricostruzioni della Digos di Cosenza sarebbe stata sistematicamente messa in atto nei confronti dei funzionari pubblici deputati all’adozione dei provvedimenti riguardanti le cooperative. Tale reato sarebbe stato commesso attraverso la ripetuta occupazione degli uffici comunali condita da continue intimidazioni che avrebbero così indotto i pubblici ufficiali ad optare per l’affidamento degli appalti alle cooperative in questione (senza indire un bando pubblico) nonostante non godessero dei requisiti previsti dalla legge, soprattutto per quanto riguarda i certificati antimafia. Gli affidamenti eseguiti in maniera del tutto discutibile avrebbero interessato commesse di ingente valore, nello specifico la Digos punta i riflettori su dei lavori cui finanziamento da parte del Comune sarebbe ammontato, per i primi sei mesi, a due milioni e mezzo di euro. La Digos evidenzia inoltre “un contesto di radicata egemonia su gran parte delle cooperative esercitata da taluni soggetti tuttora attivi nel panorama criminale cosentino, capaci di incutere soggezione in funzionari ed amministratori”. L’evento di maggiore spicco a cui gli inquirenti fanno riferimento coinvolge l’assessore Vizza che nonostante, secondo gli agenti di polizia, abbia subito gravi minacce, di fronte ai magistrati e alla stampa avrebbe negato qualsiasi tipo di intimidazione compiuta ai suoi danni giustificando gli eventi come un naturale modo di interloquire degli operatori delle cooperative.

 

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