Consulenze d’oro all’Ospedale di Cosenza: pioggia di assoluzioni, commozione in aula

L’ex direttore sanitario: ”Non merito alcuna pena. In decenni di lavoro, mai una condanna per malasanità. Mi hanno assolto anche per il caso ‘sangue infetto'”. 

 

COSENZA – Nessuna anomalia negli incarichi affidati a due avvocati reggini. Duecentodiciottomila euro di parcelle saldate dai due legali che, secondo l’accusa, sarebbero stati scelti solo in base all’amicizia che li legava all’ormai defunto ‘boss’ dell’Annunziata, l’ex direttore generale Paolo Maria Gangemi anch’egli originario di Reggio Calabria. Si è infatti chiuso oggi con una pioggia di assoluzioni il processo sulle consulenze d’oro all’Ospedale di Cosenza su cui ha tentato di far luce la Guardia di Finanza scartabellando tra i polverosi archivi degli uffici amministrativi del nosocomio. L’accusa che pendeva sui sei indagati riguarda il reato di abuso d’ufficio consumato nell’affidare una causa da discutere innanzi al Tar e al Consiglio di Stato cui valore della controversia era stato stimato su una somma fittizia di 23 milioni di euro. In realtà il contenzioso si aggirava su cifre nettamente inferiori, poco più di un milione di euro. Nonostante uno dei due avvocati fu liquidato con 111mila euro, l’altro con 107mila euro con buona pace dell’ufficio legale che non ebbe nulla da contestare. Eppure, come si evince dalla richiesta di rinvio a giudizio dei sei imputati, l’Ospedale di Cosenza in questa querelle ha pagato ai due avvocati 183mila euro in più rispetto a quanto previsto dal tariffario. La sentenza pronunciata stamane dal collegio giudicante presieduto dal giudice Enrico Di Dedda, dopo una velocissima camera di consiglio, ha sancito l’assoluzione da ogni accusa di Amedeo De Marco direttore del Dipartimento Amministrativo dell’Ospedale di Cosenza, Francesco Mario De Rosa ex direttore sanitario Dell’Annunziata, il responsabile del procedimento Mariarosaria Minelli e il direttore amministrativo Marco Aloise.

 

La posizione dell’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera di Cosenza Paolo Maria Cangemi è invece stata stralciata per intervenuto decesso. Unico condannato, ad un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa), è il dirigente dell’ufficio legale Paolo Siciliano il quale in più occasioni aveva denunciato la carenza di personale nei propri uffici sollecitando l’integrazione di nuove unità. Nella testimonianza resa stamane l’ex direttore sanitario dell’Annunziata De Rose, dopo essersi professato innocente ha tentato di difendere anche Paolo Siciliano: “lo conosco da, dai tempi del liceo. So che è una persona corretta. Non ho mai dubitato della sua serietà. Quando vedevo cose firmate da lui per me significava attestare la regolarità del sigillo. Non merito – ha affermato con voce sommessa Francesco Mario De Rosa – una condanna per un mero errore di calcolo di parcelle. In decenni di carriere non ho mai ricevuto alcuna pena per casi di malasanità. Sono anche stato assolto nel caso del sangue killer al centro trasfusioni, non sarebbe giusto concludere così il mio percorso”. Nel corso dell’inchiesta sul ‘Sangue killer’ all’Annunziata, si ricorda, emerse infatti che il direttore generale Gangemi insieme al direttore sanitario De Rose avrebbero ignorato le segnalazioni, 61 solo nel 2012, di morti sospette legate a trasfusioni di sangue infetto avvenute nell’Ospedale di Cosenza. Al termine dell’udienza gli imputati hanno mostrato tutta la propria commozione con lacrime di gioia. Restano invece le lacrime di sangue degli utenti dell’Annunziata per la carenza di organico che costringe i pazienti a lunghe liste d’attesa e migrazione sanitaria.

 

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