COSENZA – Le polemiche viaggiano sulla “Freccia d’Argento”. Ancora una volta la Calabria dei trasporti, colleziona l’ennesima “brutta figura”.
Colossale. Tutto come detto, succede sul Roma-Paola. I passeggeri, all’incirca una cinquantina, tra profesisonisti, pendolari occasionali e famiglie, giunti a destinazione, si sono resi conto che la coincidenza per Cosenza, non c’era più. E senza alcuna motivazione, annunciata dall’altoparlante. Le rimostranze dei passeggeri agli addetti dello scalo ferroviario tirrenico, non sono sefvite a nulla. La risposta più gettonata, è stata le “spallucce” sollevate del personale ferroviario. L’indignazione, a quel punto, è stata tanta, così come anche l’incredulità generale. “Com’è possibile che un posto sulla Freccia d’Argento, costa davvero tanto, chi è preposto a garantire un ottimo servizio di qualità all’utenza, se ne disinteressa. Verrebbe da pensare che siamo solo, “bancomat” per le Ferrovie dello Stato. Della serie, non c’è la concidenza? Arrangiatevi. Questa – proseguono amaramente – è l’ennesima conferma di quanto valga la Calabria sul panorama nazionale, di quanto menefreghismo c’è sulla nostra regione, di quanta pochezza c’è in chi dovrebbe, almeno sulla carta, rappresentarci. Tutti parlano del bene della Calabria, tutti pensano a fare propaganda alla Calabria, e poi ci si perde per una coincidenza. Ma stiamo scherzando?”. Non, nessuno scherzo. E’ tutto vero, purtroppo. ma questo della Freccia d’Argento, non è l’unico caso. Se n’è verificato un altro. Ugualmente grave, decisamente scandaloso. Quello del 12652, per intenderci il Reggio Calabria-Cosenza, solitamente stracolmo di passeggeri, prevalentemente studenti. Anche in questo, la cancellazione del convoglio, è avvenuta senza comunicazioni. Ovviamente. Ma la lista nera dei “deficit” delle Fds è lunghissima. Come il caso del treno delle 7:25, il Cosenza-Paola. Cancellato. Così come il, giusto per dare i numeri, il 12690, quello che collega Cosenza a Sapri, partito con notevole ritardo. E, indovinate un po, senza preavviso. Ma la storia incredibile, a metà tra il tragicomico e la pantomima, è quella che s’è consumata alla stazione di Castiglione Cosentino. Erano forse un centinaio, o anche di più, gli studenti universiati, che presdiavano, con tanto di bagagli e borsoni, la saletta d’attesa e il marciapiede antistante i binari. Dopo aver controllato costantemente l’orologio, finalmente la campanella ha annunciato il miracolo: il treno sta arrivando. Urrà. hanno pensato gli universitati, pronti a tornare a casa. ma, man mano che il treno “ballava” sui binari, gli studenti si sono resi conto che le carrozze, non avrebbero potuto ospitare tutti. hanno pensato. Ora scende il capotreno e saliremo a sorte. Macchè. Tutti in carrozza. Come sardine. Così stretti da non poter nemmeno respirare. Figurarsi muoversi. Allora che si fa? I più temerari hanno deciso di restare, altri, invece, hanno preferito scendere. E si sono fatti sentire. “ma insomma, nemmeno se fossimo bagagli, o animali. Ci avete accastati come, scusate l’accostamento storico, come deportati. Non riusciamo a capire – dicevano in coro gli universitari “ribelli” contro le Ferrovie dello Stato, perchè, nonostante vedono che siamo in tanti, non potenziano le carrozze”. Risposte? Nessuna. Non ne avevamo dubbi. molti sono stati costretti a prendere il trenino per Paola e da lì salire sul convoglio, per raggiungere, dopo tre ore di ritardo, le loro destinazioni. Evviva la Calabria. Evviva le Ferrovie dello Stato.