COSENZA – Il superstite. Silas De Marco, il ventenne di San Lorenzo del Vallo, scampato alla mattanza di febbraio, nella quale vennero condannate
a morte, crivellate dal piombo sua madre Rossellina Indrieri e sua sorella Barbara, ha chiesto al presidente della Corte d’assise di Cosenza, Antonia Gallo, di essere ammesso, nel processo a carico di Francesco Domenico Scorza e Domenico Scarola, ritenuti gli esecutori materiale del duplice omicidio, come parte civile. Il ventenne, “risparmiato” dalla pioggia di piombo, in quella fredda sera del 16 febbraio del 2011, s’è rivolto all’avvocato Antonella Benedetti, per essere rappresentato. Silas vuole entrare nel processo per ribadire quello che, a suo tempo, riferì ai carabinieri del comando provinciale di Cosenza, nonchè ai magistrati dell’Antimafia catanzarese, titolari dell’inchiesta. Ma questa non è l’unica sorpresa del dibattimento. Infatti, nel corso dell’udienza di ieri, è emerso anche che Aldo De Marco, condannato per l’omicidio di Domenico Presta, vuole essere testimoniare contro i sicari che hanno barbaramente strappato alla vita sua cognata e sua nipote. Per il momento, il presidente della Corte d’Assise di Cosenza, non ha preso una decisione, lo farà il prossimo prossima, accogliendo o rigettando la richiesta di parte civile.
LA MATTANZA – Un omicidio preparato, studiato con cura e portato a termine con un solo obiettivo: vendicare la morte del figlio del boss. Le immagini di quel massacro, hanno segnato una pagina nera per la Calabria, una raffigurazione drammamtica che ha spaventato l’Italia intera. Non è facile, infatti, cancellare dalla memoria i tanti frame di quell’orrore. L’immagine agghiacciante della ventiseienne Barbara De Marco ormai esanime che penzolava dal balcone dopo l’inutile tentativo di fuga, aveva fatto il giro d’Italia. Era il fotogramma più “angosciante” di una strage feroce, nella quale perse la vita anche la mamma di Barbara, Rosellina Indrieri, 45 anni, mentre rimase ferito il fratello della giovane, Silas, che ebbe la prontezza di farsi credere morto e riuscì a scampare. Proprio grazie alla sua testimonianza, gli esecutori materiali di quella mattanza sono finiti in carcere: si tratta di Domenico Scarola, di 26 anni di Cosenza, e Salvatore Francesco Scorza detto Vincenzo, 30 anni di Tarsia. Quest’ultimo è figlio di Costantino Scorza implicato nell’operazione Twister contro le cosche locali. Le indagini che hanno portato ai due fermi sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Cosenza, coordinati dal pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. Il loro obiettivo, in quella notte del 16 febbraio 2011 era sterminare l’intera famiglia De Marco. Oltre a Silas, 24 anni, scampò però anche il capofamiglia, Gaetano, che era ubriaco e si era addormentato per terra in un’altra stanza. Proprio Gaetano era il fratello di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio precedente, a Spezzano Albanese, aveva ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss latitante Franco, al termine di un diverbio a causa di un parcheggio. Aldo De Marco si costituì subito ai carabinieri di Spezzano Albanese spiegando che non voleva uccidere il ragazzo ma solo spaventarlo: qualche mesi fa è stato condannato a 24 anni di reclusione per il delitto. L’omicidio del figlio del boss ha però scatenato una faida di tipo mafioso. E a farne le spese è stata proprio la famiglia del fratello di Aldo. Per Silas è stato disposto un programma di protezione mentre Gaetano De Marco rimase a San Lorenzo e la mattina del 7 aprile mentre si trovava nella sua auto si vide piovere addosso l’intero caricatore di una pistola. I killer avevano aggiunto un altro tassello alla loro scia di sangue. E’ toccato all’unico superstite, Silas, farli finire in manette. Il supertestimone ha deciso di aiutare gli inquirenti solo dopo la cattura di Franco Presta. Nel frattempo, il 12 aprile scorso, anche un altro protagonista della vicenda, il capocosca Franco Presta era finito in manette dopo una lunga latitanza. Scarola e Scorza, secondo gli investigatori, sono legati alla cosca che fa capo a lui ed è collegata ai Lanzino di Cosenza. Ed in particolare, i due killer erano vicini proprio a Domenico, il giovane ucciso da Aldo De Marco in quel giorno del gennaio 2011 che rovinò per sempre due famiglie e diede inizio a questa sanguinosa faida.