COSENZA – Amanti nella vita e complici nel crimine. Angela Presta e Pierluigi Terrazzano, per come raccontato nel precedente lancio,
hanno avuto una lunga relazione. Lei, ex moglie del figlio del boss, lui ex rapinatore, secondo la Procura della Repubblica hanno avuto un ruolo determinante nella pianificazione e nell’esecuzione della rapina ai danni del bar-tabacchi Montercarlo di Montalto. A distanza di diversi mesi dal colpo, il procuratore capo Dario Granieri e il pm, Giuseppe Visconti, titolare dell’inchiesta, nell’atto di conclusione delle indagini su quell’indagine, hanno scritto anche il nome della Presta sul libro degli indagati. Con l’aiuto della collega Katia Grosso, abbiamo ricostruito le fasi salienti di quella rapina, commessa la sera del 28 settembre. In base alle accuse della Procura, ecco i fatti. La sera della rapina, la Presta (assistita dall’avvocato Francesca Gallucci, ndr) era al volante della Fiat Idea, sulla quale c’erano anche Terrazzano e Pino Giovanni Imbrogno. Prima di entrare in azione, Angela Presta, secondo l’atto di accusa della Procura cittadina, entrò nell’esercizio commerciale per “studiare” il colpo. All’interno c’erano la cassiera e qualche cliente. La Presta, secondo la ricostruzione dei magistrati, entrò, si accorse della situazione ritornò in auto, dando ai due complici, l’ok per l’irruzione. Terrazzano e Imbrogno, scesero dall’auto e varcarono la porta d’ingresso del bar. Uno armato di mitraglietta, l’altro di roncola, s’avvicinarono alla cassa e sotto la minaccia delle armi, si fecero consegnare l’incasso: 864 euro. Non contenti, si impossessarono anche di otto blocchi di schedine di “Win fr Life”, nonchè di altre lotterie istantanee, come il “Si vince tutto” e ventotto “Gratta e Vinci”. Arraffato il bottino, i due si allontanarono velocemente dall’esercizio commerciale. Ma, mentre stavano per salire in auto, passarono i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Rende, impegnati con i colleghi dell’Arma di Cosenza e di Montalto, in un controllo esteso del territorio, finalizzato alla repressione e prevenzione di eventi criminosi. I due, notando le “divise nere”, si diedero alla fuga. Imbrogno, raggiunto subito dai detective della Benemerita venne immediatamente ammanettato. In quella stessa circostanza la Presta venne anche ascoltata dai carabinieri e portata, insieme con un’altra ragazza in caserma. Sotto il fuoco incrociato delle domande dei militari dell’Arma, non si scompose, dicendo di non sapere nulla di quei due ragazzi e che erano in macchina con lei solo perchè le avevano chiesto un passaggio. Un alibi che resse. Infatti, le due ragazze, dopo qualche ora, vennero rilasciate. Terrazzano, invece, con uno scatto, riuscì a dileguarsi in fretta, sfuggendo all’arresto. Ma per il rapinatore con la faccia da bambino, l’appuntamento con le manette fu solo rinviato. Grazie alle telecamere a circuito chiuso, installate all’interno e all’esterno del negozio, i carabinieri riuscirono ad isolare alcuni fotogrammi che immortalarono il ventiseienne. Terrazzano venne arrestato e portato in caserma. Messo alle strette ed inchiodato dagli indizi di colpevolezza, Pierluigi Terrazzano, chiese di poter parlare con i magistrati della Dda, manifestando la sua intenzione di collaborare con la giustizia. Dopo essere finito in manette e ristretto nel carcere di via Popilia, venne trasferito in una località segreta, dove sta passando la sua second life. Anche se, per come raccontato nel precedente articolo e per come confermato dalla stessa Angela Presta, il ventiseienne con la faccia da bambino, non ha ancora chiuso la porta al suo passato.