Prima il Duomo, poi il sagrato della chiesa Sacra Famiglia, ora Santa Teresa. Il tutto sotto il segno dell’illegalità.
COSENZA – Maurizio Orrico è l’artista più amato dell’Area Urbana. Lo scultore cosentino con le sue opere, per lo più copiate da grandi artisti, ha conquistato i cuori degli amministratori di Castrolibero, Rende sino ad arrivare all’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. A testimoniarlo sono le statue poste in ogni dove, da Andreotta nel piazzale antistante la Chiesa Sacra Famiglia alle farfalle di ferro del nuovo polifunzionale d’Oltrecampagnano. La messa in posa però non sarebbe mai stata autorizzata dalla Soprintentendenza ai Beni Culturali. Ciò ha comportato l’approdo di Orrico anche nel Duomo di Cosenza dove è stata inserita nell’abside una scultura marmorea, sembrerebbe abusivamente e contro il volere espresso dall’allora Soprintendente Fabio De Chirico che avrebbe chiesto di indire un concorso pubblico. La “cattedra vescovile” permanente sarebbe dovuta nascere da procedura concorsuale tra artisti cosentini che avrebbero poi donato la loro opera. Orrico invece è stato scelto senza alcun confronto con i progetti degli altri artisti ed inserito nell’abside.
Ora è la volta di altre due opere di Maurizio Orrico, pronte per essere posizionate sul sagrato della Chiesa di Santa Teresa. I lavori sono già iniziati, ma ai tecnici è sfuggito un importante dettaglio: il complesso monumentale ha quasi 80 anni di storia quindi ogni modifica deve essere valutata dall’organo di vigilanza del Ministero per i Beni Culturali ovvero la Soprintendenza di piazza dei Valdesi. Le due opere realizzate rappresentano alberi ritagliati, concettualmente copie delle tre opere del Museo all’Aperto: “Bronzi di Riace”, “Colonnato” e il “Sette di cuori” dello scultore Sacha Sosno. Gli alberi di Orrico ricalcano lo stesso concetto e la stessa tecnica cioè di ritagliare le silhouette di figure varie in lastre di ferro e lasciare il vuoto della figura stessa. I materiali utilizzati sono uguali a quelli usati per la discussa statua della rotonda di Viale Cosmai che deterioratasi in pochi mesi è ora in fase di ristrutturazione dopo aver sollevato diverse polemiche a causa della morte di due ragazzi schiantatisi sulle lamiere che la circondavano. L’operazione su Santa Teresa finanziata dalla Fondazione Carical (si vocifera su impulso dell’ex sindaco Mario Occhiuto) presenta un duplice carattere di illegalità: la mancata verifica della tutela dei diritti d’autore e la mancata autorizzazione della Soprintendenza trattandosi di complesso monumentale pubblico con oltre 70 anni.
La Soprintendente Margherita Eichberg dichiara che i suoi uffici non sono stati mai consultati né dal Comune né dal donatore presidente della Fondazione Carical Mario Bozzo che ha deciso arbitrariamente di imporre la presenza di Orrico su Santa Teresa. La città continua ad essere costellata di copie realizzate da Orrico come i sette viaggiatori di Jean Michel Folon diventate monumenti ovunque, dal quartiere storico Le Paparelle in piazza Salfi (all’entrata dell’ex studio di Occhiuto nonchè del ristorante della sorella) a via Coscarella. Un regalo che forse l’ex sindaco Occhiuto ha voluto donare al suo ‘amico’ al quale aveva già affidato la guida delle scelte culturali della città quale super consulente del municipio bruzio. Le opere-copie non bastano, Cosenza necessita anche degli spettacoli d’arte in salsa Orrico, anch’essi copie delle nuove tendenze di squarciare la gola in pubblico su modello Isis. In Dicembre, infatti, nel piazzale dei bocs art del Lungofiume si poteva assistere alla performance del pupillo degli amministratori dell’Area Urbana: Maurizio Orrico. Lo spettacolo che consisteva nello sgozzamento di un maiale, trasformato poi in arte scultorea, poteva essere ammirato nei giorni successivi nella vetrina del bocs Orrico con pezzi della vittima sacrificata durante la performance trasformati in salami in esposizione. Lo spettacolo era gratuito perché il Comune aveva già provveduto a pagare e rimborsare i costi. Anche qui senza alcun tipo di autorizzazione. La storia pare ripetersi anche per piazza Santa Teresa. In nome dell’arte e in sfregio alla normativa vigente si accostano copie e fotocopie al fianco di opere originali di grandi artisti riconosciuti a livello internazionali come Dalì, De Chirico, Modigliani.
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