COSENZA – Camici “sporchi” di colpa. Medica. È questa l’ipotesi sulla quale la procura della Repubblica di Bari,
sta lavorando per far luce sul l’improvviso decesso di Luigi Ferraro, il giovane cantautore cosentino, morto in una clinica privata pugliese, dove s’era ricoverato per sottoporsi ad un intervento chirurgico al cuore, per la sostituzione della valvola aortica. Per la sua morte, il sostituto procuratore della Repubblica, Lidia Giorgio, titolare dell’inchiesta, ha iscritto, come si dice in gergo, per atto dovuto, undici medici nel registro degli indagati. I camici bianchi, destinatari del procedimento giudiziario, hanno avuto, a vario titolo, il cantautore in cura. Dal momento del suo ricovero, a quello del suo tragico decesso. L’iscrizione degli undici medici nel registro degli indagati, era stato sollecitato dall’avvocato Massimiliano Coppa, legale di fiducia della famiglia Ferraro. Il penalista cosentino, esperto in colpe mediche, infatti insieme con i colleghi che lo supportano in questo delicato caso (gli avvocati Paolo Coppa, Chiara Penna e Luigi Forciniti, ndr) tramite le valutazioni medico legali degli anatomopatologi Margherita Neri e Gabriele Di Giammarco, nominati dal pm, e di Berardo Cavalcanti e Vannio Vercillo, avrebbe accertato che nella morte dell’autore del fortunato singolo “tvb”c’è più di una precisa responsabilità medica, sia a livello diagnostico che clinico. Da quello che sarebbe emerso dai seppur primi parziali ed incompleti risultati autoptici, a Ferraro non sarebbe stata diagnosticata ne’ un’infezione ad altissimo rischio di sepsi, ma anche la sospetta lesione dell’altra, provocata, ma questa e al momento solo un’ipotesi, da una cannula zone effettuata per la circolazione extra corporea, cui il cantautore era stato sottoposto il 7 febbraio scorso.