COSENZA – Madre coraggio. La protagonista in questione di questa storia, ricca di amore materno e di grande sensibilità, è Eleonora,
insegnante di 45 anni che, grazie alla sua passione per la psicologia, è riuscita a salvare sua figlia, aiutandola ad uscire da un tunnel di disperazione, depressione mascherata e alcol in cui era caduta. A far scattare l’interruttore nevralgico di Sara, quasi maggiorenne, (il nome è di fantasia, ndr) fino a farle pensare ad un epilogo tragico, sono stati una serie di fattori, strettamente collegati fra di loro. L’amore non corrisposto per un ragazzo, quel rapporto conflittuale con se stessa e con il suo corpo e la convinzione che il mondo, almeno quello a lei più vicino, non la capisse. O forse non s’accorgesse nemmeno di lei. Sara, grandi occhi verdi, capelli castano chiari, raccolti dentro una fascia, da tempo non era più la stessa. E sua madre se n’era accorta, notando il repentino cambiamento di sua figlia che, di colpo, aveva smesso di volersi bene. Gli occhi di sua figlia erano spenti, così come la ragazzina aveva smesso di curarsi, come faceva una volta. Niente più rossetto, solo un filo di trucco in volto e basta. Eleonora, qualcosa l’aveva capito, ma, ogni qualvolta provava a parlare con sua figlia, riceveva in cambio risposte pesanti, accompagnate da un perentorio “lasciami stare, sono fatti miei e non puoi capire”. Ma la 45enne, di cose ne aveva capite tante e anche abbastanza. Qualche settimana fa, la grande paura. Sara, infatti, prima di uscire di casa, si era preparata uno zaino. Poche cose dentro. Un paio di jeans, due magliette colorate, biancheria intima, un cappellino e il suo inseparabile I-Pod. Lasciando, però, fuori il telefono e i documenti. Eleonora, se n’è accorta ed è intervenuta. Mettendo a posto nella stanza di sua figlia, ha ritrovato appunti sul disagio giovanile, pensieri abbozzati sull’inutilità della vita, frasi sulla durezza dell’amore e così via. Ha capito che non poteva e doveva più perdere tempo. Nessuna scenata, nessuno scatto di rabbia. Niente. Solo un dialogo fatto d’amore materno e di comprensione. “Se credi che riempirti uno zaino e fuggire chissà dove, possa essere una soluzione, fallo. Io non ti trattengo. Se pensi che riempirti la sera la borraccina dell’acqua con l’alcol ti aiuti a superare i tuoi problemi, ti stai sbagliando di grosso. Gli ostacoli nella vita si affrontano e si scavalcano, meglio se lo si fa insieme”. Mentre Eleonora parlava, a stento – ricorda “sono riuscita a trattenere le lacrime negli occhi. Sapevo che dovevo dosare bene le parole e i suggerimenti, se volevo dare una mano a mia figlia. Per fortuna è andata bene. Non mi sento nè un’eroina, nè una persona speciale. Sono solo una madre”. Già una madre. E credo non ci sia davvero altro da aggiungere. Per Sara le parole di sua madre, sono stati più efficaci di qualsiasi carezza, tanto da farla sentire finalmente libera di poter mostrare le sue fragilità, fino a farla scoppiare in un pianto dirotto. Eleonora ha convinto Sara a farsi aiutare. E’ stato contattato uno psichiatra, amico di famiglia che si prenderà cura di lei. Forza Sara, riprenditi in mano la tua vita. Ritorna a colorarla di allegria e felicità.