Cirillo: l’Oasi, una cattedrale che “scomunica” i poveri

COSENZA – La solidarietà ai fratelli sfortunati, l’impegno di padre Fedele Bisceglia, l’indifferenza verso gli invisibili, l’Oasi Francescana di ieri, l’Oasi “non tanto” francescana di oggi. Tutto in una lettera. Un viaggio di penna tra pensieri, parole, riflessioni, scritto da Francesco Cirillo, giornalista per passione, ambientalista per vocazione, antagonista per dna. La lettera aperta del collega Francesco Cirillo, nativo e residente a Diamante, inizia così: “Carissimi lettori, una volta terminati i rituali di occasione in relazione al rogo di Via XXIV Maggio: solenni funerali in Cattedrale e lutto cittadino, possiamo fare un breve consuntivo: Chiesa quasi vuota, riempita solo dalla presenza di P. Fedele all’ultimo banco, lutto cittadino, proclamato ma disertato purtroppo da tutta la popolazione, polemiche su ciò che si sarebbe potuto fare e si è omesso ecc. Permettete allora una semplice riflessione. A Cosenza, in Via Asmara, è sorta all’inizio di questo secolo una “cattedrale” che tutti ci invidiavano. Accoglieva tutti i poveri senza distinzione di razza, religione e nazionalità. Era una “Cattedrale” dove si predicava e si praticava la vera solidarietà. C’era una “Cattedrale” il cui “fondatore” assieme ai suoi stretti collaboratori andava in cerca dei poveri, ubriachi, prostitute, bisognosi di ogni genere e li portava in questa meravigliosa “Chiesa” che i cittadini di Cosenza hanno contribuito a realizzare. Non c’era un solo povero che dormiva nei casolari! Non si vedevano tanti bambini, nelle ore scolastiche aggirarsi fra le macchine approfittando del semaforo rosso, neppure mamme con il figlioletto fra le braccia, senza scarpe per impietosire gli automobilisti. La “cattedrale”, l’Oasi Francescana di Via Asmara, era un faro, “un’isola di speranza per tutti”, come la definì Sergio Crocco co-fondatore dell’Oasi ed Ultrà del Cosenza Calcio. I cosentini quando vedevano qualcuno in difficoltà sotto le loro abitazioni o sui marciapiedi, telefonavano ai responsabili dell’Oasi Francescana, che si precipitavano e raccoglievano la pecorella smarrita, affamata ed infreddolita. Oggi si è spento il faro, sono calate le tenebre e si è fatto buio pesto. L’Oasi ha serrato le porte! Ora accoglie solo persone in regola con il permesso di soggiorno come se gli altri non fossero nostri fratelli. L’accoglienza incondizionata ha lasciato il posto alla burocrazia e alla sete di danaro. Per non parlare dell’ex Direttore che, come è stato denunciato pubblicamente mesi or sono, dal fondatore, ha percepito circa 100.000 euro annui per circa cinque anni. Costui, sbarcato da fuori provincia, senza conoscere la storia della nostra città, si è arrogato il diritto, con la benedizione dei frati cappuccini, di cambiare il nome dell’Oasi Francescana in Casa San Francesco, come se ciò bastasse a lavare con un colpo di penna la storia che lega l’Oasi Francescana alla città di Cosenza. Ed allora? I tre morti carbonizzati sarebbero ancora in vita se avessero trovato spalancate le porte dell’Oasi. Chi porterà sulla coscienza queste tre vite spezzate atrocemente? L’arcivescovo ha spronato tutti alla creazione di una coscienza per l’accoglienza. Ma dov’erano le suore, i religiosi, i sacerdoti? Ne erano presenti solo 8!…”Parole, parole, parole” cantavano Mina e Alberto Lupo. Auguriamoci che gli attuali responsabili dell’Oasi Francescana vadano di nuovo in cerca dei poveri e dei senza tetto. I cittadini di Cosenza auspicano che tutti i poveri con o senza permesso di soggiorno, specialmente durante le stagioni fredde, quando bussano alla “Cattedrale” Oasi Francescana sentano una voce amica che li accolga e non una satanica voce che grida: “Non c’è posto”! C’era una volta l’Oasi Francescana!…” E oggi? pare non ci sia più.

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