Il presunto aspirante jihadista arrestato dalla Polizia di Stato era solito intrattenersi scaricando materiale dal web.
COSENZA – Dopo il blitz antiterrorismo di ieri, che ha portato all’arresto dell’ambulante venticinquenne marocchino Hamil Mehdi, in precedenza respinto dalla Turchia per motivi di sicurezza pubblica, la Polizia di Stato, ha diffuso i video inerenti l’attività investigativa effettuata dagli uomini della Digos nel corso di circa 7 mesi. Il tema dominante che scandisce le giornate e la vita del Mehdi, è costituito dalla consultazione sistematica e ripetuta di video di autoaddestramento e che riproducono scenari di guerra nelle zone controllate dall’ISIS. Ieri, subito dopo l’arresto, appena giunto presso la Questura di Cosenza, avrebbe chiesto un posto dove potersi lavare le mani per poter pregare. I connotati salienti della personalità del Mehdi, secondo la Questura, si rilevano anche dai pochi effetti personali che aveva con sé per il viaggio che, sempre a detta degli inquirenti, doveva essere senza ritorno: un tappetino per la preghiera, un pantalone tipo militare ed una rivista dei Fratelli Musulmani contenente i comportamenti da tenere da un buon musulmano. Nei filmati che giornalmente visionava Mehdi, si susseguono scene di auto addestramento sui quali campeggia l’immancabile a bandiera nera del califfato, nonchè decapitazioni, omicidi di massa con successive sepolture in fosse comuni attraverso l’impiego di una ruspa. Particolarmente significative le immagini inerenti i preparativi del martirio di tale Abu Salem Addarawi il quale, comunica che il destino dei Fratelli Musulmani è quello della lotta armata e poi, con espressione particolarmente efficace, si fa collegare da un fratello i fili di una cintura esplosiva e, quando una voce fuori campo gli chiede se non gli faccia paura l’esplosivo, risponde che la cosa importante è quella di uccidere i nemici di Allah, mentre in una scena successiva lo stesso riferisce che: “ sta legando le chiavi del paradiso con le sue mani”.
QUI LE FOTO FOTO DELL’ABITAZIONE IN CUI IL RAGAZZO VIVE CON I FAMILIARI
Il ‘covo’ del presunto terrorista