COSENZA – Su tutti gli imputati pende la pesante richiesta del pm: l’ergastolo.
Sono terminate oggi le arringhe difensive degli imputati nell’operazione nota come Timpone Rosso dal nome del quartiere roccaforte del ‘clan dei nomadi’. L’avvocato Gianluca Garritano legale di Nicola Abbruzzese, al secolo ‘Semiasse’ ha portato alla luce diversi indizi sulla presunta inattendibilità del collaboratore di giustizia Pasquale Perciaccante il quale avrebbe accusato il suo assistito per la morte del piastrellista 22 Antonio Acquesta. “Dalle dichiarazioni di Perciaccante emerge un dato inquietante – afferma Garritano – si sostiene che Nicola Abbruzzese fosse presente il giorno del delitto sul luogo del delitto. In realtà era detenuto in carcere. In sede di dibattimento sia lui che Curato (altro collaboratore di giustizia ndr) non ricordno più della sua presenza quel giorno. Va verificato se i racconti dei collaboratori sono surrogati da prove esterne. Più versioni sullo stesso accaduto pongono il dubbio sulla genuinità e spontaneità della testimonianza. In più Perciaccante dice di essere meravigliato del fatto che Acquesta fosse stato ucciso. Ma se affermò di essere stato presente alla riunione in cui veniva decisa l’esecuzione del piastrellista come faceva ad essere sorpreso della sua morte? E’ inverosimile. Il pm dice che Nicola Abbruzzese era il mandante dell’omicidio, ma mandante di cosa? E’ lo stesso collaboratore di giustizia che esclude questa ipotesi. Inoltre a conclusione del processo “Lauro” fu sentenziato che a Perciaccante non doveva essere concesso l’art. 8 per cui ci si può costituire come collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni costituiscono la sola prova del reato di omicidio, ma sono inattendibili. Chiedo l’assoluzione del mio assistito”.