COSENZA – Emergenza abitativa, morti carbonizzati e cordoglio del sindaco.
Un filo, neanche troppo sottile, lega le politiche per la casa adottate dall’amministrazione comunale al boom di sfratti e di appartamenti in condizioni igienico-sanitarie che oltrepassano il concetto di inagibilità e fatiscenza. A fare il punto della situazione è il comitato Prendocasa che dalla sua nascita si occupa della tutela del diritto all’abitare. “Ad oggi sono ben 800 gli sfratti esecutivi in città, – afferma il portavoce del collettivo – sono dati che ci arrivano dal Tribunale, non sono numeri campati in aria”. A fronte di 800 famiglie che rischiano di rimanere in strada sono stati censiti, dai dati di un dettagliato report divulgato da Prendocasa, “oltre 500 palazzi vuoti che potrebbero soddisfare il fabbisogno di oltre 20.000 persone”. Abitazioni senza abitanti che, come afferma Alberto Ziparo, ingegnere ed urbanista esperto in pianificazione territoriale, “nella sola Cosenza contano oltre 8.000 vani vuoti, cui va aggiunto almeno un 20% di non rilevato. E’ verosimile pensare che per l’area metropolitana cosentina si va verso i 45 milioni di metri cubi con un patrimonio più che doppio rispetto al top di domanda possibile”. Eppure le domande di alloggi popolari è dal 2005 che restano in attesa di responso. “In quell’anno – spiega il portavoce di Prendocasa – il Comune indisse un bando per l’assegnazione degli appartamenti di edilizia popolare. Furono 1.750 i richiedenti. Dopo cinque anni, nel 2010 uscirono le graduatorie. Gli aventi diritto erano 900, ma una postilla informava che l’ATERP non aveva stabili per collocare i beneficiari”. Insomma il diritto alla casa c’è, viene certificato, inserito in graduatoria, ma senza garantire un tetto sotto il quale alloggiare. “Eppure – continua il militante – l’ATERP gode di un patrimonio immobiliare enorme, verosimilmente gestito in maniera poco chiara”.
A far chiarezza sulla presunta gestione clientelare degli alloggi popolari a Cosenza fu l‘arresto di Oscar Fuoco funzionario di ATERP accusato insieme a cinque colleghi, due dipendenti comunali ed altrettanti imprenditori edili di assolvere alle richieste della criminalità organizzata per l’assegnazione degli appartamenti. Quattordici indagati in tutto, accusati, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio, falsità materiale ed ideologica. Di contro novecento famiglie senza casa. Famiglie a cui si aggiungono i migranti che, per effetto di una norma regionale, non possono inoltrare formale richiesta di alloggio se non testimoniano di essere residenti sul suolo cittadino da almeno 5 anni, quindi avere un contratto d’affitto, ed essere titolari di un regolare contratto lavorativo (una chimera finanche per i cosentini). “La nostra ottica è quella del recupero dei palazzi vuoti, – continua l’esponente dei Prendocasa – degli stabili inutilizzati. Come è successo con quelli destinati all’Unical da tempo chiusi nei quali grazie alle nostre azioni siamo riusciti a far ospitare ben 15 famiglie. L’autorecupero e la requisizione, ad oggi, ci sembrano essere l’unica strada perseguibile”. L’architetto Mario Occhiuto pare ancora non aver preso in seria considerazione l’emergenza abitativa che soffoca la città. Post-elezioni si auspicano progetti per garantire edilizia popolare a disoccupati, senzatetto, ragazze madri e famiglie in particolari condizioni di disagio.