COSENZA – Anime in vendita. Dietro il sogno di una nuova vita, per molte ragazze dell’Est, l’arrivo in Italia non è mettere un piede
in Paradiso, ma è acquistare un biglietto per l’inferno. Un inferno, fatto di botte, violenze, soprusi. Come quelli che ha subito Elizabeta, una ventenne di nazionalità romena, dai lunghi capelli color oro e dal viso, solcato dai segni della paura e delle brutalità subite. Elizabeta, nome di fantasia, era arrivata in Italia tre anni fa. Alcuni suoi connazionali, diventati poi i suoi aguzzini, l’avevano convinta a raggiungerli in Italia, per trovarle lavoro. Le avevano promesso una vita nuova, con un lavoro come baby sitter o come badante. Quella proposta di lavoro l’aveva accettata subito. Non sapeva, però, che quell’offerta era solo un tranello. Altro che badante o bambinaia, il suo lavoro sarebbe stata la strada. Prima nei quartieri bui di Napoli, poi nella zona del porto di Bari, passando per Reggio Calabria e Cosenza. Elizabeta, è stata spremuta dai suoi aguzzini, che la costringevano anche ad avere anche fino a dieci-quindici rapporti al giorno, intascandosi il costo delle sue prestazioni e lasciandole solo le briciole. Tra i tanti clienti con cui s’è incontrata, ne ha trovato uno in particolare che, più che attratto dal corpo della ventenne, s’è innamorato di lei, convincendola a lasciare quella vita, a fuggire da quell’inverno e a seguirlo. Sergio, (anche questo è un nome di fantasia, ndr) l’uomo che Elizabeta chiama l’angelo, s’è preso cura della ragazza, trovandole un lavoro, fittandole una casa e regalandole le premesse per una nuova vita. Le cose tra i due andavano a meraviglia, Elizabeta grazie al “suo” angelo custode ha ritrovato il sorriso, la fiducia in se stessa, la voglia di continuare a vivere. Ma non sapeva che la sua felicità aveva una scadenza, ben precisa. Qualche giorno fa, infatti, Elizabeta è scesa a Cosenza per fare un pò di shopping. Qualcuno l’ha vista, l’ha riconosciuta ed ha informato i suoi aguzzini. Un paio d’ore dopo e la ragazza è stata avvicinata da un suo connazionale che, con la scusa di ottenere un’informazione, le ha chiesto di indicarle un posto. La ventenne, non ha esitato ad accompagnare il connazionale lì dove lui doveva andare. Ma era una trappola. Infatti, dopo aver percorso pochi metri, i due sono stati prelevati da un’auto, di grossa cilindrata con i vetri scuri. Erano i suoi aguzzini che, puntandole un coltello alla gola e minacciando di attentare alla vita dei suoi familiari, le hanno imposto di ritornare a “battere”. Elizabeta, mantenendo la calma, ha finto di accettare. I suoi aguzzini le hanno scippato la borsa, impossessandosi di una catenina d’oro, di un anello e di 60 euro, poi, prima di farla scendere, l’hanno palpata, dicendole “tu sei nostra, ci appartieni, il tuo corpo è di nostra proprietà”. Lasciata la macchina, Elizabetta ha contattato Sergio, raccontandogli l’accaduto, poi insieme sono andati dai carabinieri a denunciare gli aguzzini. Il finale di questa storia, d’amore, di ricatti, lo scriveranno le forze dell’ordine. E speriamo che Elizabeta e il “suo angelo” possano vivere felici e contenti. Per sempre.