Morì sull’A3, i familiari da sette anni aspettano giustizia

COSENZA – Una verità attesa. Da sette anni. E’ dal 13 luglio del 2005 che i familiari di Angelo Maria Viteritti,

operaio 44enne di Acri, morto tragicamente sull’A3, durante l’esecuzione dei lavori di ammodernamento e adeguamento del tratto autostradale, attendono giustizia. Quel desiderio di verità, cristallizzato su una denuncia, presentata dall’avvocato Luca Mazziotti, del foro di Cosenza, presso la Procura della Repubblica di Salerno, attende di essere esaudito. Il processo in questione, si celebra a Salerno, perchè il tragico incidente, in cui perse la vita l’operaio, si verificò a Galdo Scalo, nel territorio di Sicignano degli Alburni. La tragedia, come detto, avvenne il 13 luglio del 2005. Quel giorno, l’operaio acrese, mentre era intento a lavorare con alcuni colleghi, venne travolto da un secchio metallico, di oltre 25 quintali, carico di calcestruzzo, rimandendo schiacciato. In quello stesso episodio, rimase coinvolto anche un secondo operaio Salvatore Abbatemarco che, solo per una questione di centimetri, non rimase schiacciato pure lui. Per quell’omicidio colposo di Viteritti e per le lesioni gravissime di Abbatemarco, sono finiti alla sbarra dodici persone: Francesco Giffrida, Paolo Casalini, Alessandro Cardellini, Costanzo Di Gioia, Gianpaolo Forghieri, Giorgio Zini, Menotti Mattioli, Antonio Muscariello, Antonio Di bendetto, laura Racalbuto, Michele Bruno e Gennaro Gestiero. Per tutti e dodici, il titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore della Repubblica di Salerno, Patrizia Gambardella, ha configurato il reato di aver – si legge nel capo d’imputazione – cagionato per negliegenza, imprudenza, imperizia e in violazione delle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro, il decesso di Angelo Maria Viteritti e il ferimento grave di Salvatore Abbatemarco. La tragedia avvenne, lungo il tratto autosdtradale compreso tra i km 53+800 e 82+330, nel cantiere aperto per la costruzione della pila n 6 del viadotto dell’Incoronata. le indagini sono state difficili e complicate, così come anche l’identificazione dei responsabili dell’incidente tragico. Per due ordini di motivi: uno che l’Anas aveva concesso l’allato per i lavori di ammodernamento autostradale al contractor, secondo che la stessa azienda appaltatrice aveva, a sua volta, affidato i lavori in subappalto ad altre ditte. Solo grazie alla determinazione, alla costanza e alla voglia di verità dei familiari di Viteritti, l’avvocato Luca Mazziotti, legale di fiducia della famiglia dell’operaio di Acri, costrituitasi parte civile, è riuscito a far dara una svolta alle indagini. I tentativi di depistaggio e di non responsabilità di alcuni degli odierni imputati sono caduti nel vuoto. La consistenza dell’impianto accusatorio è stata, inoltre, ulteriormente irrobustita dall’ingegnere Antonio Ruggiero, assistente ordinario dell’Università degli Studi di napoli, nominato dal pm, consulente tecnico della Procura. L’ingegnere e i suoi collaboratori, attraverso minuziose perizie tecniche sul luogo della tragedia e sui macchinari utilizzati, ha stabilito che il tragico evento venne determinato per l’improvviso cedimento di un attacco di estremità della funa del tirante che manteneva elevata la prolunga tralicciata dell’autogrù a cui era collegato il secchione pieno di calcestruzzo. Il cedimento, ha accertato il consulente tenico del pm, è stato determinato da una difettosa realizzazione dell’attacco di estremità. Come detto nel processo, i familiari di Viteritti cercano la verità su quel congiunto che non c’è più, ma reclamano giustizia anche i parenti di Salvatore Abbatermarco che in quell’incidente ha rimediato lesioni gravissime. Tra alti e bassi, tra udienze rinviate e tentativi vari degli imputati di non far emergere la verità, il processo va avanti, grazie all’impegno dell’avvocato Luca Mazziotti. “I familiari di Angelo Maria Viteritti meritano giustizia, meritano di conoscere la verità. Quella verità che emergerà da questo processo”.

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