Da Cassano a Cosenza Vecchia, la rete di spaccio degli Abbruzzese (FOTO ARRESTATI)

Stipendi fissi e provvigioni sulla vendita di eroina, cocaina, hashish e marijuana. 

 

COSENZA – Il monopolio dello spaccio di stupefacenti affidato al clan Rango – Abbruzzese.  Il vincente sodalizio tra ‘italiani’ e ‘nomadi’ pare abbia conquistato la piazza di Cosenza Vecchia e di buona parte della città dei bruzi. E’ quanto emerge dall’operazione Job Center portata a termine dalla squadra mobile di Cosenza, con il supporto dell’elicottero del reparto volo di Reggio Calabria che ha sorvolato il centro città nelle prime ore del mattino. Ventisei perquisizioni sono state eseguite all’alba di stamane con la notifica di dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere e due ai domiciliari emesse dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Si tratta di quattordici persone ritenute dagli inquirenti funzionali all’approvvigionamento e la rivendita al dettaglio di cocaina, eroina, marijuana ed hashish.

 

A decidere i prezzi da praticare e la retribuzione di ogni ‘dipendente’ il figlio di ‘Banana’, il trentanovenne noto con il simpatico nomignolo di ‘Micetto’: Celestino Abbruzzese fratello di uno dei capi dell’omonima cosca Antonio Abbruzzese. Al suo fianco con un ruolo di pari autorevolezza, una donna, la bionda trentacinquenne Anna Palmieri. Erano loro ad occuparsi di far arrivare la ‘merce’ da Cassano allo Ionio e di selezionare i pusher a cui affidarla per la vendita. Una sorta di ufficio di collocamento a cui in molti si sarebbero rivolti per avere un ‘lavoro’ con una retribuzione che partendo dai quattrocento euro mensili di ‘fisso’ lievitava in base alle ‘provvigioni’ nonché la garanzia della copertura delle spese legali in caso d’arresto. Una volta approdate a Cosenza cocaina ed eroina venivano tagliate e suddivise in dosi e poi distribuite insieme ad hashish e marijuana ai venditori al dettaglio in casa di Marco Paura ed Ester Mollo (27 e 29 anni). La coppia di coniugi inoltre, da quanto emerso dalle intercettazioni, si occupava di tenere la contabilità e di spartire i proventi delle vendite.

 

Punto di riferimento degli spacciatori sguinzagliati per il centro storico, secondo gli inquirenti, sarebbero stati il 31enne Esposito Fortunato Gianluca e Amos Zicaro di ventisei anni. Quest’ultimo rintracciato a Roma nell’abitazione della madre, ritenuto dal clan troppo ‘prestante’ sarebbe stato fatto arrestare attraverso una soffiata dalla coppia Mollo – Paura. I due dopo l’irruzione della forze dell’ordine in casa del ventiseienne, in cui furono ritrovati 45 grammi di cocaina, festeggiarono l’evento alzando i calici e brindando felici di esser riusciti a ‘vendere’ uno dei propri sodali che aveva osato ambire ai piani più ‘alti’. In un altro caso uno dei presunti spacciatori del sodalizio Rango – Abbruzzese fu ferito a colpi di pistola da un ‘collega’. Al giovane fu poi intimato da Celestino Abbruzzese di non dire ai sanitari del Pronto Soccorso di essere stato sparato al polpaccio. E così fece, imputando la causa delle ferite ad un incidente sul lavoro.

 

Nel corso delle perquisizioni sono state sequestrate: 660 dosi di eroina, 8o di marijuana, 20 di cocaina, 10 di hashish, tre pistole ed un fucile a pompa. Migliaia, invece, le cessioni agli assuntori documentate nel corso dei pedinamenti. Con l’operazione Job Center che descrive gli ‘zingari’ come i signori dello spaccio bruzio ”non viene annientata la cosca Rango – Abbruzzese, ma solo una sua propaggine”. Ad affermarlo è stato il procuratore aggiunto della dda di Catanzaro Vincenzo Luberto che a margine dell’incontro con la stampa ha spiegato che a Cosenza “non c’è più lotta tra famiglie per lo spaccio perchè i Rango – Abbruzzese hanno il predominio assoluto, anche per l’effetto delle carcerazioni che hanno colpito le famiglie storiche della ‘ndrangheta cosentina. A partire dalla latitanza di Ettore Lanzino ad oggi gli arresti dei boss ‘italiani’ hanno fatto espandere sul territorio di Cosenza il clan ufficializzato a Cassano negli anni ’90 come ‘locale'”. A confermarlo è il Procuratore di Cosenza Marisa Manzini ”il gruppo degli ‘zingari’ sicuramente ha il controllo più importante del business della droga a Cosenza, anche se non è da escludere che ci siano altri soggetti sul territorio che trafficano stupefacenti”.

 

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