COSENZA – La ‘Ndrangheta continua a marchiare la vita dei calabresi, infiltrandosi nell’ambito sanità.
Sono venti gli assunti legati , per amicizia, parentela o rapporti “professionali” con ambienti criminali, scavalcando le persone oneste e prive di legami simili.
Ilavori di manutenzione e le forniture di servizi affidati da un dipendente a ditte scelte a proprio piacimento utilizzando l’espediente della emergenza che non implica particolari adempimenti e formalità procedurali.
A tale scandaloso spettacolo s’aggiungerebbero talune attività sanitarie pilotate con modalità affaristico-mafiose in violazione delle norme che impongono precise procedure a garanzia della imparzialità della pubblica amministrazione.
È senz’altro questa la principale traccia investigativa che ha spinto il prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, a disporre l’invio di una commissione di accesso antimafia nell’Azienda sanitaria provinciale. La Procura di Cosenza, intanto, sarebbe alle prese con una delicata inchiesta riguardante i “rimedi” assunti dall’Asp, tra il 2008 e il 2009, in relazione alle contestazioni fatte dalla “Unità regionale operativa controlli spedalità” nei confronti delle strutture sanitarie private accreditate.
Un’inchiesta che va avanti da molti mesi e che non è ancora riuscita a scoprire e risolvere una piaga simile.