I giudici che sollevarono il direttore generale dell’Asp di Cosenza dal proprio incarico e ne disposero il rinvio a giudizio sarebbero ”tabellarmente incompetenti”.
COSENZA – Un cavillo che rischia di far saltare il processo a carico del dirigente più discusso della sanità cosentina e dei suoi più stretti collaboratori. Il prossimo 6 Ottobre il giudice Caliò dovrà decidere se il procedimento potrà continuare il suo iter o dovrà ritornare alla fase embrionale delle indagini preliminari. Sul banco degli imputati appaiono l’ex direttore dell’Asp bruzia Gianfranco Scarpelli, Franco Lucio Petramala, Franco Maria De Rose, Nicola Gaetano, Giovanni Francesco Lauricella, Dario Gaetano, Maria Rita Iannini e Flavio Francesco Cedolia accusati a vario titolo di truffa, abuso d’ufficio e falso ideologico. Reati che sarebbero scaturiti dall’affidamento di incarichi legali senza alcun tipo di gara ad evidenza pubblica e nonostante la presenza nell’ente di otto avvocati che avrebbero potuto ricoprire le stesse funzioni senza avvalersi di consulenti esterni. Un iter che ha permesso all’avvocato Nicola Gaetano di incassare dall’Asp di Cosenza in soli tre anni ben 800mila euro. Un’altra incongruenza sollevata dalla difesa sarebbe legala alla mancata notifica degli avvisi alle parti offese. Solo l’Asp di Cosenza sarebbe stata informata delle indagini in corso, mentre gli atti pare non siano mai stati trasmessi né all’ARSAC né a Fincalabra né alla Camera di Commercio. Gli indagati, qualora il processo dovesse proseguire dovranno rispondere dei 119 incarichi legali affidati in maniera anomala ad avvocati amici ed ‘amici di amici’ per un importo che si aggira sui tre milioni di euro pagati con i soldi dei contribuenti.