“Sistema Cosenza”, la voragine dell’Asp gestita in maniera «domestica» – NOMI

Il procuratore Mario Spagnuolo parla di un vaso di pandora e di sistema di malaffare duraturo nel tempo “chi doveva controllare i conti dell’Asp non l’ha fatto”. Oltre alle sei misure di divieto di dimora, sono indagate in tutto 19 persone. Gli interrogatori inizieranno la prossima settimana

 

COSENZA – La Procura di Cosenza ha notificato questa mattina 6 misure cautelari nei confronti di Raffaele Mauro ex direttore generale dell’Asp di Cosenza, Luigi Bruno ex direttore amministrativo dell’Asp e Francesco Giudiceandrea, per i quali è stato eseguito il divieto di dimora in Calabria. Per Remigio Magnelli direttore dipartimento Tecnico Amministrativo, Giovanni Lauricella dirigente U.O.C. Affari Legali e Contenzioso, e Maria Marano ex responsabile dell’UOS Protesica, è stato disposto il divieto di dimora a Cosenza. Le accuse sono di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Tra gli indagati anche gli ex commissari della sanità calabrese Massimo Scura e Saverio Cotticelli e Antonio Belcastro ex direttore generale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, attualmente soggetto attuatore per l’emergenza Covid 19. In totale sono 19 le persone indagate e gli interrogatori inizieranno la prossima settimana.

L’Asp gestita producendo documenti contabili falsi

Il procuratore Spagnuolo parla di un “sistema di malaffare che, stratificatosi nel corso degli anni, aggravato dalla mancanza di controlli, ha consentito di occultare un progressivo e inarrestabile depauperamento delle risorse dell’ente sanitario. Inoltre emerge una logica di consenso elettorale e politico e la gestione di questo, viene fatta attraverso l’adozione di provvedimenti non corretti a favore di persone che non ne avevano diritto”.

Il sostituto Farro: “Gestione domestica dell’azienda sanitaria”

Dal 2015 al 2017 secondo gli accertamenti dei finanzieri, non sono state riportate in bilancio le cifre relative al contenzioso legale che ammonta ad oltre mezzo miliardo di euro. I conti dell’Asp di Cosenza risultano disallineati in riferimento al saldo di cassa effettivo disponibile e quello risultante in bilancio legato a 54 milioni di euro di “sospesi di cassa“, ovvero somme non più disponibili perché già pagate per effetto di pignoramenti presso terzi, ottenuti dai creditori in sede giudiziaria nei confronti dell’Asp. Dunque, la situazione debitoria dell’Asp è più grave di quanto emerge dai bilanci.  Il sostituto procuratore di Cosenza Mariangela Farro ha sottolineato che: “Le anticipazioni di cassa erano una modalità molto utilizzata dagli indagati”.

A completare un quadro disastroso, anche la mancata contabilizzazione degli incassi dei crediti vantati, la mancata svalutazione e stralcio di quelli inesigibili e l’utilizzo spropositato delle anticipazioni di cassa. Nonostante queste gravi irregolarità e i pareri negativi del collegio sindacale, i bilanci del triennio 2015-2017 sono stati comunque approvati dagli organi di controllo istruttorio. I bilanci erano così falsi che dal 2018 in poi, non è stato più possibile redigerli e non sono stati più, di conseguenza, approvati. 

Incarichi assegnati senza avere requisiti

Contestata anche “l’arbitraria attribuzione di incarichi di responsabilità di unità organizzative all’interno dell’ASP” attraverso procedure di mobilità errate e in assenza di requisiti validi a ricoprire il ruolo di responsabilità. Secondo quanto emerge dalle indagini, a ricoprire il ruolo dell’Unità operativa semplice Protesica, venne affidato a Maria Marano, che non aveva le competenze, ma comunque gestiva un ingente flusso di denaro destinato alle protesi o supporti per disabili, che ammonta a svariati milioni di euro.

“L’indagine è durata due anni e non è conclusa – ha dichiarato il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo. – Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora e siamo appena all’inizio“. Ci aspettiamo nei confronti delle persone indagate ulteriori conferme e lavoreremo su queste ipotesi d’accusa”.

FOTO-VIDEO Francesco Greco

Spagnuolo: “l’Asp gestisce un miliardo e 200 milioni di euro l’anno”

Spagnuolo spiega “la complessità del bilancio dell’Asp che si inserisce nel bilancio della Regione Calabria. Ogni Asp fa un bilancio di previsione che comunica alla Regione e al Commissario, nel quale indica cosa serve e come intende impiegare la dotazione che gli viene conferita. Questo è soggetto a controlli costanti da parte del Dipartimento Salute della regione e dell’ufficio del commissario. Quest’ultimo può chiedere integrazioni, delucidazioni, bocciare il bilancio, approvarlo oppure non fare nulla. Ma in questo ultimo caso se non si farà nulla, il documento si intenderà approvato”. “L’Asp di Cosenza – spiega il procuratore – governa somme per circa un miliardo e 200 milioni di euro l’anno e ha al suo attivo il conferimento da parte della Regione di somme di denaro che utilizza per acquistare beni e servizi, gestisce ospedali, laboratori, strutture, e migliaia di dipendenti. Tutto ciò la rende una delle più importanti d’Italia”.

“Se salta Cosenza salta tutto”

Le intercettazioni hanno fatto emergere un dato grave ossia che i responsabili e echi doveva predisporre il bilancio erano consapevoli dei falsi che stavano ponendo in essere e si arrabattavano per cercare di far quadrare i conti laddove non era possibile. “Il 9 febbraio 2019 in un’intercettazione – ha spiegato il procuratore Spagnuolo – l’allora delegato alla sanità del presidente della Regione, dichiara “Se salta Cosenza, salta tutto”. Per cui Cosenza, deve assolutamente avere bilanci approvati anche se falsi. Inoltre, gestire questo modo l’Asp determina tutta una serie di vantaggi ai fini elettorali che emerge in termini chiari”.

 

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