L’appello del procuratore Gratteri è rivolto agli imprenditori e alle vittime “denunciate”. Il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza Sutera: “pax mafiosa tra i vari gruppi criminali della città”
CATANZARO – “E’ giunto il momento che gli imprenditori si rendano conto che possono e devono denunciare” ha detto il Procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri nella conferenza stampa per l’operazione “Overture” condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e che questa mattina ha portato all’esecuzione di 21 misure cautelari e portato alla luce estorsioni danneggiamenti e utilizzo di armi da guerra. “Questo non ha fermato le denunce degli imprenditori vittime delle estorsioni da parte degli sgherri della consorteria “Perna-Pranno”.
“Siamo qui per conto di Gianfranco di San Vito” era la parola d’ordine ed il riferimento è a Gianfranco Sganga, uscito dal carcere nel 2016 dopo una condanna per associazione mafiosa e poi tornato a capo della cosca che aveva il suo quartier generale nella zona di San Vito e nel centro storico di Cosenza. “Oltre alle armi da guerra tra i ritrovamenti più inquietanti ci sono anche delle false divise dei carabinieri” ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla. Ritrovamenti che lasciano presagire la possibilità di commettere attentati o omicidi. “L’indagine – ha sostenuto il comandante provinciale dell’Arma di Cosenza, colonnello Pietro Sutera – ha aperto uno squarcio inquietante del contesto nel quale gli indagati si muovevano”. E’ venuto fuori, così, il “sistema Cosenza”, una sorta di pax mafiosa tra i vari gruppi criminali della città organizzati sullo spaccio e il rifornimento di droga e che si spartivano per zone le imprese da estorcere. Un’intesa suggellata dalla bacinella comune nella quale fare confluire una “rata” delle attività illecite.