I medici non possono certificare la malattia telefonicamente e l’Inps dovrebbe farsi carico dell’indennità di malattia di lavoratori allo stato sani e asintomatici
COSENZA – Il sistema di gestione del Coronavirus presenta una falla clamorosa: gli adempimenti burocratici, come le certificazioni di malattia per l’Inps, che prevedono la visita diretta del paziente. A denunciarlo è la Federazione italiana dei medici di medicina generale e l’Ordine dei Medici di Cosenza.
«Il sistema del triage telefonico – ha spiegato a QuiCosenza Eugenio Corcioni presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza – con i medici di base funziona, perché i cittadini hanno capito che non devono recarsi in ambulatorio per evitare il contagio, ma non possiamo certificare la malattia a chi si mette spontaneamente in quarantena, perché le certificazioni prevedono la constatazione diretta del medico, che in caso contrario incorrerebbe in un reato penale. Inoltre, c’è un problema di natura economica. Chi paga la malattia a questi lavoratori che di fatto non sappiamo se svilupperanno la patologia?».
Il presidente Eugenio Corcioni ha spiegato ai microfoni di Rlb quali sono gli intoppi, non da poco, riscontrati.
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Allo stato la situazione è questa: se un cittadino è stato nella cosiddetta zona rossa, per evitare il propagarsi del contagio deve comunicarlo alle autorità e mettersi in isolamento volontario, attivando le procedure di triage telefonico. Questi cittadini però, non possono assentarsi dal lavoro, perché nessun medico può certificare loro la patologia senza recarsi a casa a visitarli e comunque allo stato non hanno sviluppato l’influenza da Coronavirus, perché asintomatici. Il secondo problema poi, riguarda l’aspetto economico, in quanto l’Inps dovrebbe farsi carico dell’indennità di malattia di lavoratori che allo stato sono sani e asintomatici.
«Nei giorni scorsi – ha proseguito Corcioni – solo in città sono arrivate cinquecento persone dalle regioni del contagio, ma se non presentano alterazione della temperature e non provengono direttamente dai comuni della zona rossa, non sono obbligati alla quarantena e dunque circolano liberamente. Inoltre, qualora volessero mettersi in isolamento per coscienza, nessuno potrebbe certificare loro la malattia e dunque sarebbero assenti ingiustificati dal posto di lavoro».