Un gruppo violento, armato, che gestiva capillarmente il traffico di droga nei centri della Valle dell’Esaro. Gratteri: “Controllo talmente asfissiante che anche la squadra di calcio del Roggiano comprava la cocaina dalla famiglia”
CATANZARO – Il procuratore della Dda di Catanzaro in conferenza stampa ha spiegato come il gruppo criminale smantellato con le 45 misure cautelari eseguite stamattina, controllava in maniera asfissiante e capillare il territorio. “Un traffico di droga connotato da molta violenza, dove chi non pagava veniva pestato”.
“L’indagine – ha spiegato Gratteri – ha riguardato almeno un quarto del territorio della provincia di Cosenza. La famiglia che lo gestiva è una famiglia di ‘ndrangheta. Abbiamo accertato molti episodi di pestaggi, spedizioni punitive a chi non pagava. Un traffico sistematico di cocaina che veniva dalla provincia di Reggio Calabria e un traffico consistente anche di marijuana. Tutto avveniva in modo in modo mafioso e gestito in maniera minuziosa. L’organizzazione controllava il territorio e nessuno poteva andare a vendere droga se non faceva parte della famiglia di ‘ndrangheta. Era talmente asfissiante il controllo – sottolinea Gratteri – che anche la squadra di calcio del Roggiano, l’allenatore e i calciatori, compravano la cocaina da questa famiglia”.
Il direttore centrale dell’anticrimine Francesco Messina ha spiegato come il blitz ha colpito “la parte nord del territorio della provincia silana. Un’organizzazione particolarmente efferata, che aveva rapporti con le cosche reggine e questo ci ha consentito di individuare una massiva attività di spaccio di droga che nascondeva una capacità altrettanto massiva di controllare capillarmente il territorio. Attraverso questa attività si puntava ad ottenere una provvista da utilizzare per sovvenzionare il capo, Presta, e i soggetti che fanno parte dell’organizzazione e sono detenuti”.
Un milione all’anno con la droga
“Una sorta di bilancio di un milione all’anno che consentiva di pagare anche gli affiliati. Una organizzazione gerarchicamente strutturata che controllava il territorio con il potere mafioso. Noi continueremo in questa attività perchè dobbiamo togliere dal territorio questa ‘malapianta’. Oggi abbiamo colpito infatti l’apparato militare”.
Il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla ha posto l’accento sulle indagini che “sono state svolte attraverso attività tecniche tradizionali di investigazioni. Individuati gli obiettivi si è penetrati nella rete. In questa indagine non ci si è avvalsi di collaboratori anche se qualche profilo è servito per dare il quadro dell’ambito territoriale e del contesto di ‘ndrangheta”. Un’altra caratteristica dell’organizzazione era quella di “essere armata, e radicata in un contesto di ‘ndrangheta. Gli esponenti – ha spiegato Capomolla – gravitano nel contesto della provincia cosentina nell’area di riferimento con collegamento ad esponenti reggini delle cosche per l’approvvigionamento della cocaina”.
I soldi della droga per mantenere i detenuti e il boss
L’organizzazione criminale legata ai fratelli Presta, aveva pertanto monopolizzato il traffico della cocaina che era ad esclusivo appannaggio dell’organizzazione. Gli esponenti del gruppo che si occupavano del traffico di cocaina venivano ‘stipendiati’ e non traevano proventi o guadagni dallo stupefacente. I proventi infatti, andavano nella ‘cassa comune’ dell’associazione, e la contabilità era tenuta dai due fratelli Presta che tenevano conto dei parenti di soggetti di livello superiore che erano sostenuti con questi soldi, colloqui carcerari e legali difensori”.