A Catanzaro ci hanno accolti dicendo “sono arrivati i delinquenti di Cosenza. E’ vergognoso”. Parla una delle 54 persone, lavoratori e lavoratrici che tra pochi giorni perderanno il posto di lavoro
COSENZA – «Chiediamo che sia fatta chiarezza e ci rivolgiamo al Prefetto, al generale Cotticelli, alla dott.ssa Panizzoli e ai sindacati che ci rappresentano perchè vogliamo che venga subito aperto un tavolo di confronto e conoscere il motivo per cui ci stanno mandando tutti a casa, dopo vent’anni di lavoro, e perchè ci stanno rimbalzando da una parte all’altra».
A parlare è una delle lavoratrici, anche lei sul tetto della direzione generale dell’azienda ospedaliera di Cosenza che il prossimo 30 novembre perderà il suo lavoro giorno della scadenza del contratto.
«E’ una situazione insostenibile – racconta con rabbia una delle lavoratrici – e dopo che per vent’anni abbiamo svolto con umiltà il nostro lavoro vogliamo una risposta nell’immediato, perchè tre meno di tre giorni saremo tutti a casa. Noi siamo persone oneste e siamo tutti padri e madri di famiglia. Qualcuno ci ha persino definiti “delinquenti” ma i delinquenti non siamo noi, che per vent’anni abbiamo svolto il nostro dovere e siamo offesi. E’ inammissibile un atteggiamento del genere. Ci hanno accolti a Catanzaro dicendo “sono arrivati i delinquenti di Cosenza”. Noi siamo persone oneste».
«L’azienda ospedaliera – prosegue una delle manifestanti – sta cercando di arrampicarsi sugli specchi procacciando personale dell’azienda stessa, ma queste persone che finora hanno svolto compiti diversi e dunque non amministrativi, non saranno in grado di svolgere il lavoro che abbiamo svolto noi per vent’anni perchè ci vuole una certa esperienza e competenza e per acquisirle ci vuole tempo e formazione. Per questo dal prossimo 2 dicembre sarà il caos».
E a chi gli chiede se i 54 lavoratori si sentono al centro di una diatriba politica lei risponde «Io non capisco di politica ma di refertazioni, archiviazioni e prenotazioni. Sicuramente c’è qualcosa sotto di molto più grande ed è vergognoso che dobbiamo pagarne noi le conseguenze».