Flowolf giovane rapper cosentino spiega come la musica aiuti a dare sfogo alle proprie sofferenze: «E’ come un migliore amico che non ti lascia mai solo. Seguite i vostri sogni»
COSENZA – Ha venti anni e con la musica regala ai propri coetanei una via d’uscita alle ansie del nuovo millennio. Marcello Bonavita, in arte Flowolf, insieme a degli amici ha fondato la Godson, un gruppo nato da un incontro casuale con Eys a Paola. Durante un concerto di Kiave, Mecna e Ghemon hanno discusso della possibilità di collaborare alla gestione della pagina Facebook “Cusé state of mind” dove Eys ‘spingeva’ musica rap principalmente calabrese. «Entrai a far parte anch’io nella gestione di questa pagina che successivamente cambiò il nome in ” Cusé my city” sotto consiglio dello stesso Kiave. Eys – racconta Flowolf – già all’epoca partecipava ai contest di freestyle, io un po’ più timido tardai ad espormi musicalmente se non facendo beatbox durante le battle di strada.
La musica ancora preferivo tenerla per me. Dopo un po’ di tempo la pagina facebook iniziò la sua discesa fino a morire del tutto. Da quel momento ci siamo persi per ritrovarci più tardi quando dopo tanto tempo decisi finalmente, spinto dai miei amici, di pubblicare i miei primi brani e il mio primo progetto (Fottutissimo incompreso Mixtape) uscì nel 2015. La gente rispose bene, la mia musica piacque ed iniziai a conoscere altri artisti coetanei di zona come la cala crew di Paola, Nik ed Onda di Amantea e insieme a Crime, No Chainz e dj Kid Taster ( attualmente membri della Godson, Kid già all’epoca) creammo un collettivo chiamato Calda Costa Mob. Abbiamo fatto una marea di live tutti insieme e più tardi visto il rapporto che avevamo con Eys e Kid che mi faceva da dj durante tutte le mie esibizioni si decise che Godson sarebbe dovuta essere una vera e propria famiglia e io avrei dovuto farne parte e nonostante gli scetticismi iniziali entrai a farne parte.
Più tardi sempre per gli stessi motivi entrarono nel gruppo: Crime, No Chainz, Soa e Kaster Brax che è il nostro produttore, a parte qualche brano tutto il resto della musica che sta dietro le nostri voci é opera sua. Abbiamo tutti quanti tra i 19 e i 21 anni e abbiamo pubblicato le nostre canzoni su Youtube, Spotify e su tutti i digitals store con il nome di Godson Gang. I miei ultimi due singoli si chiamano Ragazzi Soli e Winston prodotte una da Kaster e una da Jamar di Roma e sono uscite su Youtube entrambe con video diretto da Emanuele Nocera. Nelle nostre canzoni parliamo di esperienze vissute. Le realtà che vivono i ragazzi hanno un ruolo fondamentale come lo hanno le persone che si frequentano, la scuola, i genitori, le istituzioni e tutto il resto. Principalmente chi fa musica seppur in minima parte soffre di qualche disagio altrimenti non avrebbe mai avuto motivo di rifugiarsi in essa. Quelli come noi hanno iniziato a scrivere per dare forma ai propri pensieri, alle proprie esperienze e sopratutto per trovare uno sfogo alla sofferenza.
Non bisogna tener dentro ciò che ci nuoce, è per questo che ho iniziato a scriverlo su un foglio. Dopodiché diventa arte, le persone possono rispecchiarsi nella tua arte e trovare conforto nei momenti difficili. Ci sono ragazzi che manifestano il proprio disagio attraverso cose o azioni sbagliate, isolamento sociale, depressione, droga, crimine e la musica può essere una salvezza a tutto questo. Come lo è stata con quelli come noi. Essa in qualche modo è come un migliore amico che non ti lascia mai solo, che sa darti i consigli giusti, ti consola ti aiuta ad affrontare le situazioni. Da quelle più semplici a quelle più difficili. Tutti coloro che condividono una stessa passione in fondo – sottolinea Flowolf – hanno già un affinità di base. Isolarsi è sbagliato, l’essere umano non è fatto per stare solo e l’arte unisce la gente. Questo è il consiglio che do ai miei coetanei. Non sottovalutate le vostre passioni, scegliete un sogno e fate di tutto per realizzarlo. In compagnia di chi vi ama. Magari con della buona musica di sottofondo».
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