COSENZA – Un’assenza eccellente. Suor Tania, la religiosa siciliana, diventata famosa per via di quelle pesanti accuse di violenza sessuale, subite negli anni scorsi, all’interno dell’Oasi francescana, da padre Fedele Bisceglia e dal suo segretario Antonella Gaudio,
(condannati entrambi in primo grado e in attesa della sentenza del processo d’Appello, prevista per il prossimo 3 dicembre, ndr) è parte lesa in un secondo procedimento giudiziario, sempre per violenza sessuale. Questa volta alla sbarra degli imputati ci sono due romeni, Marcel Falub, e il suo connazionale, Iosif Kiss. All’udienza di ieri, però, la monaca, assistita dall’avvocato Marina Pasqua, sua legale di fiducia, anche nel processo principale contro l’ex frate francescano, non è comparsa in aula. Nonostante l’assenza, l’udienza in programma si è comunque tenuta. I giudci, hanno accolto la presenza nel processo del Centro antiviolenza “Roberta Lanzino”, costituiotosi parte civile. In aula era presenta solo Iosif Kiss, dell”82, assente il suo connazionale, da tempo inserito nell’elenco delle persone irreperibili e da ricercare. Gli imputati, difesi dall’avvocato Mariarosaria Bugliari, hanno sempre respinto le accuse a loro carico. Ma suor Tania, ha raccontato anche altro. A sfogarsi sessualmente su di lei, oltre ai due imputati, sarebbero stati anche due italiani, al momento ancora sconosciuti. Dei due, uno avrebbe partecipato alle violenze sessuali, l’altro, invece, sarebbe rimasto ad assistere come spettatore. I due, secondo le accuse della suora, avrebbero abusato di lei, nel 2005. Le violenze, sempre secondo la denuncia presentata dala “sorella” sarebbero avvenute all’interno di un’auto, in una zona nascosta lungo il tragitto tra Donnici e Piano Lago. Fu la stessa suor Tania, nel raccontare, nei minimi dettagli, l’orrore di quel lungo incubo, agli agenti della squadra Mobile di Cosenza, allora diretti dal vicequestore aggiunto Stefano Dodaro, oggi capo della squadra Mobile di Palmi, a dar vita all’inchiesta parallela, aperta dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, Claudio Currelli, già titolare dell’inchiesta su padre Fedele. Il funzionario di polizia, presente in aula, ha riferito davanti alla corte, che raccolse lui la denuncia e che mostrando alcune foto segnaletiche alla religiosa, suor Tania, non ebbe alcuna esitazione ad identificare i due imputati. Il processo, espletate le formalità procdurali e acquistite la testimonianza del vicequetore Dodaro e riconosciuta la costituzione di parte civile del centro “Roberta Lanzino”, è stato rinviato al prossimo 5 marzo. Anche quest’udienza verrà celebrata a porte chiuse, considerata la delicatezza della denuncia in questione.