Il processo va rifatto e torna in Corte d’Appello. Lo hanno stabilito gli ermellini annullando la sentenza di secondo grado che aveva condannato, tra i vari imputati, anche l’ex assessore al bilancio del Comune di Cosenza Luciano Vigna, dimesso, e quello per la Pianificazione urbana e Mobilità sostenibile- edilizia privata Michelangelo Spataro invece sospeso. Occhiuto “quest’ultimo torna subito in Giunta”
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COSENZA – La Corte Suprema di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado sull’inchiesta denominata “Tesi” che vedeva imputate diverse persone accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta ed ha ordinato di rifare il processo d’appello. Trai nomi coinvolti nell’inchiesta c’erano l’ex assessore al bilancio del Comune di Cosenza Luciano Vigna che si era subito dimesso dopo la condanna in appello a 2 anni e due mesi, e Michelangelo Spataro assessore alla Pianificazione Urbana e Mobilità Sostenibile-Edilizia privata sempre al Comune di Cosenza, condannato il secondo grado a 2 anni e 4 mesi, momentaneamente sospeso dall’incarico ma che già da oggi potrà tornare a ricoprire il suo ruolo nell’esecutivo.
Occhiuto: “vige sempre la presunzione di innocenza. Spataro torna in Giunta”
Così come dichiarato dal sindaco di Cosenza Mario Occhiuto che ha commentato con soddisfazione la sentenza della Suprema Corte “una buona notizia che mi riempie di gioia. La Suprema Corte di Cassazione ha annullato le condanne del processo Tesi a Luciano Vigna e a Michelangelo Spataro, due fra i miei più validi collaboratori ma, soprattutto, miei amici carissimi. Questo dimostra, ove ci fosse bisogno, come debba essere sempre rispettato il principio della presunzione di innocenza fissato dalla Costituzione. E dimostra inoltre come pure lontano dai riflettori e dai condizionamenti della (mala) politica le vicende si chiariscono in modo più sereno e secondo giustizia. Sono quindi veramente felice – conclude Occhiuto -e faccio ai miei due buoni e vecchi amici gli auguri più sentiti e affettuosi. Naturalmente ho conservato il posto in Giunta per Michele, che ora rientrerà subito nell’esecutivo, perché è giusto e perché ci può dare una grande mano”.
L’inchiesta Tesi, nata da una costola di Why Not
L’inchiesta riguardava i rapporti tra la società Tesi, operante nel settore dell’informatica, e la Fincalabra, la “finanziaria” della Regione Calabria. La società fu salvata grazie ai fondi stanziati dalla Regione senza un vero piano industriale che rimettesse in sesto i conti aziendali. Il filone dell’indagine fu stralciato della più vasta e nota indagine denominata “Why Not” avviata dall’allora PM della Procura di Catanzaro Luigi De Magistris e per competenza inviato al Tribunale di Cosenza. La società “Tesi”, dichiarata fallita il 14 giugno 2007, secondo l’accusa, avrebbe registrato significative perdite economiche a partire dal 2001 fino al 2002, anni in cui si sarebbe registrato un forte declino dell’azienda. Gli organi societari non ne avrebbero impedito il declino, nonostante la funzione di controllo sulle attività della società che, secondo la Procura, non sarebbe stata esercitata con la dovuta accortezza portando alla bancarotta. Gli amministratori e i sindaci della società Tesi, furono accusati di aver provocato passività per quasi 5 milioni di euro attraverso l’effettuazione di operazioni ritenute illecite. Nove furono le condanne inflitte e sette le assoluzioni.