L’omicidio avvenne per una relazione sentimentale tra “Ninuzzo” e la moglie del fratello di Chioso e si temeva una possibile ritorsione di quest’ultimo
COSENZA – Prima udienza in Corte di Assise presieduta dal giudice Lucente, a latere De Vuono, per il processo che vede imputati cinque persone ritenute responsabili del duplice omicidio di Aldo Chiodo e Francesco Tucci e del ferimento di Mario Trinni. In aula dalle varie case circondariali erano presenti in videoconferenza Antonio Abruzzese di 48 anni, Luigi Berlingieri, di 48 anni, Saverio Madio di 56 anni, Celestino Bevilacqua di 57 e Fiore Abruzzese, di 52 anni, per gli inquirenti tutti stabilmente inseriti nella criminalità mafiosa cosentina di etnia nomade. Nel collegio difensivo Rossana Cribari, Cesare Badolato, Filippo Cinnante, Nicola Rendace, Gianfranco Giunta e Maria Rosaria Bugliari.
Le parti offese, non presenti in aula non si sono costituite parti civili
I fatti
I fatti risalgono al 9 novembre 2000 a Cosenza. Il provvedimento restrittivo fu emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro, all’esito delle indagini coordinate dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e dal Sostituto Procuratore Camillo Falvo, sui soggetti di spicco della criminalità organizzata cosentina di etnia nomade.
L’omicidio di Chiodo 39 anni e Tucci, 48enne, avvenne a novembre del 2000. I due vennero crivellati di colpi in via Popilia. Tucci sarebbe stato ucciso solo perchè si trovava in compagnia di Chiodo, vero bersaglio del delitto, così come Mario Trinni rimasto ferito nell’agguato. Chiodo, Tucci e Trinni stavano chiacchierando in una piazzetta nei pressi del carcere di via Popilia, quando da un’auto scesero due sicari incappucciati che iniziarono a sparare all’impazzata. Trinni riuscì a fuggire mentre Chiodo e Tucci furono colpiti. I sicari, poi, spararono alla testa delle due vittime il colpo di grazia con una pistola calibro 9.
Oggi la Corte ha acquisito sietro richiesta del Pubblico ministero della Distrettuale Camillo Falvo il verbale del pentito Celestino Abbruzzese e della moglie Anna Palmieri, divenuti da poco collaboratori di giustizia. Celestino soprannominato “Micetto”, in relazione all’omicidio Chiodo Tucci ha dichiarato di sapere che ad uccidere le due vittime furono Fioravante Abbruzzese detto “Ninuzzo”, Luigi Berlingieri “U cinese” e Franco Bevilacqua “Franco i Mafalda”.
«Con mia madre quel pomeriggio eravamo andati sotto la finestra del carcere di Cosenza dove era detenuto mio padre». Micetto racconta gli attimi in cui vide Tucci e Chiodo poco prima dell’omicidio introno alle 17.30 – 18. «Sullo stesso marciapiede erano presenti Francesco Tucci, Aldo Chiodo e Mario Trinni. Erano fermi a parlare. Poi mentre tornavamo a casa, verso l’ora di cena ho sentito sparare e gridare all’impazzata. Trinni Scappava a nascondersi nei palazzi ed era ferito ad una mano»
Micetto dichiara al sostituto procuratore Falvo di essere certo di chi avesse premuto il grilletto anche se avevano il capo coperto. «Successivamente ho visto passare una macchina tutto gas con all’interno tre uomini travisati che gridavano ed erano contenti perchè li avevano uccisi. Sono certo fossero “U cinese”, “Ninuzzo” e Franco i Mafalda”. Successivamente dissero di essere loro gli esecutori»
I tre presunti esecutori materiali secondo il racconto di Micetto sostavano sempre sotto casa e sembra che il pentito sia certo che nell’agguato avesse preso parte anche “Strusciatappine” alias Tonino Abbruzzese il fratello di Fioravante per averlo appreso direttamente da “Strusciatappine”.
«Vittima dell’agguato era solo Aldo Chiodo e Tucci si trovò coinvolto perchè in quel momento era in sua compagnia. Alla base dell’omicidio una presunta relazione tra “Ninuzzo” e la moglie di Silvio Chiodo, fratello di Aldo e temevano una reazione».
In più i due avevano avuto una discussione per una rapina sui furgoni blindati. chiodo faceva parte del clan degli Italiani, mentre il resto era sotto l’egemonia degli Zingari
L’auto “sparita” e ritrovata nel cantiere di Saverio Perri
Ciciariaddru u zuappu alias Celestino Bevilacqua avrebbe fatto sparire la macchina utilizzata nell’agguato poi ritrovata nel cantiere di Saverio Perri. A parlarne lo stesso Bevilacqua sempre sotto casa di Micetto, all’ultimo lotto di via Popilia. Micetto non sa se di questo fatto Bevilacqua ne discusse con Saverio Madio “U mussutu”. «Lui non era coinvolto in questo agguato, so che già da allora ed ancora oggi spaccia l’eroina a Cosenza». E su Perri «Per avere aiutato gli zingari nell’agguato e nelle estorsioni per la realizzazione delle strade fu ucciso dagli Italiani, ma non so chi sia stato»
Le dichiarazioni di Palmieri, la “Zia”, sull’omicidio Chiodo Tucci
Anche Anna Palmieri alias “Zia”, 39 anni, moglie di Micetto nelle dichiarazioni rese all’ufficio di Procura distrettuale, parla dell’omicidio Chiodo – Tucci: «Conoscevo la moglie di Chiodo perchè giocava spesso al Bingo dove io lavoravo. Mio marito mi disse che nell’occasione dell’omicidio lui era con degli amici alla fermata dell’autobus e passarono i killer subito dopo l’agguato. Lui li ha visti in faccia ma non mi ha mai detto chi fossero anche se credo siano appartenenti alla sua famiglia. Se non ero il padre in quel periodo era libero e gli disse di tornare subito a casa. Mio marito non mi ha mai detto chi fossero i killer
LEGGI ANCHE