Ha vinto la tesi difensiva che si è avvalsa dell’approfondimento dottrinale e giudiziale dimostrando come il reato non sia stato provato nella sua abitualità
COSENZA – Si è presentato questa mattina in udienza preliminare il giovane 29enne, di nazionalità romena difeso dall’avvocato Pasquale Naccarato per rispondere del reato di maltrattamento in famiglia. Un reato che quasi sempre apre un processo giudiziario. Questa volta la difesa ha dimostrato come non ci fossero prove che potessero ricondurre ad un maltrattamento in famiglia. E il Giudice per le udienze preliminari Greco esaminata la documentazione ha accolto la tesi della difesa pronunciando sentenza di proscioglimento perchè il fatto non sussiste.
Il 29enne secondo l’accusa avrebbe con più azioni reiterate nel tempo e aventi il carattere dell’abitualità, ledeva gravemente l’integrità fisica e morale della ex compagna, in particolare la minacciava e la insultava costantemente, nonchè la percuoteva con calci e pugni
I FATTI
Il giovane romeno di 29 anni incontra una ragazza italiana di 26 anni con la quale inizia una relazione da cui, nel 2013, nasce una bambina. Due anni dopo, nel marzo del 2015, la relazione tra la coppia termina e nello stesso anno a distanza di qualche mese, più precisamente nel periodo estivo, la 26enne incontra un altro ragazzo di 34 anni, con cui inizia una relazione sentimentale. Quest’ultimo ha due figlie minori che giocano normalmente con la figlia della 26enne. Da quel momento, dichiarerà la presunta vittima alle forze dell’ordine nella denuncia presentata a giugno del 2018, che il suo ex compagno le avrebbe reso la vita difficile ricordandole che non doveva portare la bambina agli incontri con l’attuale compagno. Queste minacce, così intese dalla ragazza, il suo ex compagno le avrebbe ripetute ogni qualvolta si sarebbe recato a trovare la figlia a casa della ex suocera dove la 26enne si era trasferita dopo la fine del rapporto.
Le minacce poi sarebbero culminate in una aggressione il 26 giugno del 2018 quando il 29enne nel tornare dal lavoro si sarebbe fermato a casa della 26enne per salutare la bambina ed avrebbe inveito contro la ragazza sempre puntando sullo stesso argomento colpendola con due calci ad una coscia. L’aggressione sarebbe stata fermata dalla madre che avrebbe assistito alla scena.
L’ASSOLUZIONE
Durante l’udienza preliminare davanti al Giudice Greco, l’avvocato Pasquale Naccarato, difensore del 29enne, ha dimostrato come il reato di maltrattamento in famiglia non possa essere provato nella sua abitualità. A supporto di questa tesi la difesa ha chiamato “in causa” l’approfondimento dottrinale e giudiziale sul reato abituale proprio e improprio, dimostrando come in realtà il reato non si possa configurare in quanto il maltrattamento in famiglia è un reato abituale che nel caso specifico non è stato provato.